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Gli impianti dentali stampati In 3d che potrebbero cambiare la vita a chi porta la protesi o dentiera

Tutte le novità riguardo la ricerca e l’introduzione di nuovi materiali o tecniche nel settore medico-dentale, sono un interesse costante dei soci dello studio dentistico Motta Jones – Rossi e Associati, a Milano centro. Un argomento di grande attualità in altri settori differenti dall’odontoiatria è la cosiddetta stampa in 3D. Recentemente, in diversi centri di ricerca nel settore medicale, si sta testando la possibilità di applicare questo tipo di tecnologia per lo studio e la cura di diverse patologie che affliggono l’uomo. Un settore particolarmente promettente consiste nella ricostruzione dei tessuti duri e molli del corpo, impiegando biomateriali diversi dagli innesti di osso prelevato dal paziente o da altri donatori. Tali studi servono anche a valutare la possibilità di fissare protesi dentarie fisse o mobili (dentiera) con metodiche alternative rispetto all’implantologia dentale odierna. Aziende come Cadskills o Materialise si stanno focalizzando in modo significativo verso questa direzione con l’approccio che coniuga fortemente l’impiego delle più avanzate tecnologie informatiche con la cura dei pazienti.

IL PROBLEMA DELLA DENTIERA

La soluzione tradizionale per compensare la perdita di numerosi denti naturali, è la loro sostituzione tramite l’inserimento di protesi rimovibili, come la dentiera, nella bocca del paziente. Tali protesi sono realizzate con barre in metallo e/o placche in resina che supportano a loro volta i denti mancanti. La situazione più estrema è rappresentata dalla classica dentiera, che è di fatto una placca in resina che appoggia sulla gengiva e sui tessuti molli circostanti. Su questa placca sono montati i denti artificiali in resina, che mimano la posizione e la forma della dentatura naturale.
Come è facile capire, la dentiera e le altre tipologie di protesi rimovibili non hanno mai rappresentato la soluzione ottimale. Nel breve e nel medio periodo si evidenziano spesso diverse problematiche molto difficili da risolvere in modo definitivo:

  • L’irritazione e l’infiammazione della gengiva e dei tessuti molli circostanti, provocate dalla dentiera;
  • La difficoltà nella masticazione e nel linguaggio, un problema molto frequente riscontrato nei pazienti che portano la dentiera;
  • La mobilità della protesi (in particolare se si tratta di una dentiera completa);
  • Il disagio psicologico del paziente;
  • La difficoltà, per chi porta una dentiera, di mantenere un buon grado di igiene orale e le conseguenti infezioni del cavo orale.

A tal proposito, abbiamo già pubblicato un articolo interessante sull’argomento.

DENTIERA vs IMPLANTOLOGIA CONTEMPORANEA: VANTAGGI E LIMITI

Dove possibile, le attuali tecniche di implantologia dentale consentono di sostituire i denti persi e di riabilitare la masticazione in modo relativamente rapido ed efficace, scongiurando tutte le problematiche legate all’uso di protesi rimovibili come la dentiera. E ad oggi, sono numerosi i pazienti portatori di denti artificiali supportati da impianti dentali, che non sono più costretti a portare la dentiera. Va però sottolineato il fatto che esistono ancora parecchie situazioni dove le condizioni per l’inserimento degli impianti dentali non sono ideali. Infatti, affinché un impianto sia correttamente funzionante deve essere integrato completamente nel tessuto osseo che circonda l’impianto stesso. E, affinché ciò avvenga, è necessario attendere diversi mesi, altrimenti c’è il rischio che l’intervento di implantologia fallisca. Una volta che l’impianto è integrato, viene finalmente applicato il dente artificiale, in alternativa all’applicazione di protesi mobili come la dentiera.
Da quanto detto finora, è quindi chiaro che una condizione importante per poter inserire un impianto dentale è che ci sia osso a sufficienza lungo tutta la lunghezza e il perimetro dell’impianto. Nelle situazioni in cui vi sia carenza di tessuto osseo è necessario eseguire delle procedure di chirurgia rigenerativa ossea, ma si tratta di interventi delicati, complessi e costosi. Inoltre, i tempi riabilitativi complessivi vengono allungati in quanto è necessario attendere anche i tempi di guarigione dell’innesto osseo. Pertanto, diversi pazienti si trovano a dover rinunciare a riabilitare la propria masticazione con protesi fisse su impianti dentali rimanendo senza denti o portando delle protesi rimovibili (dentiera).

LA STAMPA 3D SARÀ IN GRADO DI RIVOLUZIONARE L’IMPLANTOLOGIA DENTALE ED ELIMINARE L’USO DELLA DENTIERA?

La tecnologia di stampa 3D è in continua evoluzione e non passa mese in cui non vengano introdotte delle novità interessanti, tecniche all’avanguardia che potrebbero definitivamente scongiurare l’uso della dentiera. La tecnica che ha attirato la nostra attenzione, e che si pone anche l’obiettivo di eliminare l’inserimento di protesi mobili come la dentiera, prende spunto da una vecchia metodica implantologica, che nel passato non ha avuto un grande seguito, a causa dei limiti e delle problematiche che presentava. Si tratta dei cosiddetti impianti sottoperiostei.

Quando ancora non esistevano le attuali tecnologie di modellazione CAD (Computer Aided Design), la progettazione e la realizzazione degli impianti sottoperiostei era estremamente complessa ed imprecisa. Inoltre, non esisteva ancora la tecnologia di stampa 3D e quindi non era possibile utilizzare il titanio. Al suo posto venivano utilizzate altre leghe, che però non avevano le stesse caratteristiche di biocompatibilità. È quindi facile comprendere come in passato l’uso della dentiera, o di altre protesi removibili, fosse considerato una soluzione facile e veloce, pur restando provvisoria e non ottimale.

GLI IMPIANTI SOTTOPERIOSTEI E L’ABBANDONO DELLA DENTIERA

A differenza degli impianti a vite in titanio, gli impianti sottoperiostei sono costituiti da una specie di telaio con flange in metallo, posizionate con apposite viti sulla superficie dell’osso mandibolare o mascellare. In determinati punti vengono collocati gli ancoraggi che serviranno a garantire la ritenzione della futura protesi dentale. Il dispositivo viene progettato al computer, estrapolando la ricostruzione tridimensionale dell’anatomia del paziente da una tomografia assiale computerizzata (TAC). Una volta eseguito il disegno completo dell’impianto si è pronti per inviare i dati e far realizzare il prodotto finito in titanio, tramite stampante 3D. Successivamente, l’impianto viene inviato al clinico, il quale pianificherà l’intervento chirurgico del caso.
In questo modo, sarebbe possibile ovviare a tutte quelle situazioni dove è necessario eseguire dei complessi interventi di rigenerazione dell’osso per creare le condizioni di inserimento di un impianto a vite.

Soft tissue augmentation with botiss mucoderm®

On the occasion of the annual meeting of the German Society of Implantology (DGI) in Hamburg on November 26, 2016, seven leading experts with both a strong scientific and clinical background in the field of dental soft tissue reconstruction met to review the current status of peri-implant and periodontal soft tissue management. The discussion focused particularly on the clinical application and experience with the collagen matrix called mucoderm®, published data and data in preparation, as well as the potential limitations of its use, including in comparison with autologous soft tissue grafts.

All fields of dental soft tissue management were discussed, such as recession coverage at teeth, peri-implant soft tissue thickening, broadening of the attached mucosa and socket management. The following experts were invited to the meeting: Prof. Dr. Dr. Adrian Kasaj (University of Mainz, Germany), PD Dr. Dr. Peer Kämmerer (University Medical Centre Rostock, Germany), Dr. Raluca Cosgarea (University of Cluij-Napocca, Romania and University of Marburg, Germany), Dr. Dominiki Chazopoulou (Queen Mary University of London, UK), Dr. Attila Horváth (Semmelweis University Budapest, Hungary), Dr. Alessandro Rossi (University of Milan, Italy) and Dr. Christian Schmitt (University of Erlangen, Germany).

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ISI PARTNER DAY: NUOVE TENDENZE IN ODONTOIATRIA

Il 27 ottobre presso l’Aula Merlini di Via Pace, 21 a Milano si svolgerà il congresso gratuito ma con iscrizione obbligatoria avente come tema:

Le nuove tendenze in Odontoiatria

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I dottori Jason Motta Jones, Alessandro Rossi e Luigi Tagliatesta soci attivi di IAO

I dottori Jason Motta Jones, Alessandro Rossi e Luigi Tagliatesta sono fra i soci attivi di IAO.

Fondata il 14 dicembre 2015, IAO nasce dalla confluenza di due forti Società Scientifiche, SICOI e SIO, che, sensibili all’evoluzione dell’attuale momento storico-culturale, hanno fatto propria la necessità di creare un’unica realtà scientifica, espressione moderna sia dei professionisti odontoiatri, che richiedono proposte culturali e formative di qualità e di contenuti mirati non sovrapposti a quelli già esistenti, sia delle aziende di settore, che vivono una particolare contrazione economica che si riflette anche sugli investimenti disponibili a supporto della Società Scientifiche.

Il Dr. Jason Motta Jones Vice presidente per il biennio 2017-2019

Il Dr. Jason Motta Jones,

per il biennio 2017-2019 ricoprirà la carica di Vice Presidente dell’International Piezoelectric Surgery Academy (IPA).

L’IPA è una Associazione Scientifica di discipline medico-chirurgiche e odontoiatriche. L’Academy ha lo scopo di favorire e diffondere l’evoluzione delle tecniche di chirurgia ossea e dei meccanismi di guarigione, per produrre protocolli operatori che aumentino l’efficacia terapeutica e riducano la morbilità del paziente.

Il Dr. Jason Motta Jones vice presidente di IPA per il biennio 2017-2019

Il Dr. Jason Motta Jones vice presidente di IPA per il biennio 2017-2019

Osteonecrosi mandibolare e farmaci bifosfonati: dettaglio osso - Studio dentistico associato in centro a Milano

L’osteonecrosi mandibolare ed i farmaci bifosfonati

I farmaci bifosfonati

I farmaci bifosfonati sono una categoria di farmaci in grado di inibire il riassorbimento osseo. La funzione dei bifosfonati è quella di bloccare la diminuzione della densità ossea promossa dagli osteoclasti (le cellule ossee che contribuiscono a riassorbire l’osso in vista del rimodellamento osseo fisiologico).

I bifosfonati sono largamente utilizzati per il trattamento preventivo e terapeutico di patologie ossee quali l’osteoporosi, l’osteite deformante, le metastasi ossee, il mieloma multiplo e altri disturbi fisici che possono determinare una fragilità ossea nel paziente.

I bifosfonati agiscono accumulandosi prevalentemente nelle sedi in cui è maggiore il rimodellamento osseo, determinando un’inibizione del riassorbimento dell’osso.

Un problema emergente di interesse medico multidisciplinare legato all’uso dei farmaci bifosfonati e che sta avendo una forte risonanza anche in campo odontoiatrico è quello dell’osteonecrosi delle ossa mascellari in particolari circostanze. Le attuali evidenze scientifiche non sostengono in modo chiaro l’esistenza di una correlazione diretta tra l’assunzione di farmaci bifosfonati e la comparsa della patologia. Vi sono però numerosi studi e rapporti epidemiologici che confermano invece l’esistenza di questo rapporto causa-effetto.

L’osteonecrosi mandibolare

L’osteonecrosi mandibolare è una patologia infettiva a carattere progressivo e solo recentemente associata alla terapia con farmaci bifosfonati. Attualmente non è ancora definito il quadro completo dei fattori di rischio che determinano questa patologia.

Relativamente all’uso dei bifosfonati, alcuni dati in letteratura scientifica li indicano come fattori patogenetici primari nell’insorgenza dell’osteonecrosi mandibolare a causa della loro alterata capacità di rimodellamento osseo.

L’osteonecrosi mandibolare è una patologia caratterizzata da due fasi:

  • La prima fase è prevalentemente asintomatica e non presenta alterazioni cliniche e radiografiche;
  • Nella fase avanzata della malattia il paziente può avvertire una sensazione di intorpidimento e bruciore della bocca.

Lo studio dentistico Motta Jones, Rossi e Associati è in grado di effettuare una diagnosi precoce di osteonecrosi mandibolare da bifosfonati, attraverso un attento esame della mucosa orale e un’indagine radiografica in grado di evidenziare alterazione ossee.

[image url=”/wp-content/uploads/2017/07/osteonecrosi-mandibolare-sezione-ossea-studio-dentistico-milano-centro.jpg” align=”right” shadow=”1″] L’osteonecrosi mandibolare è un disturbo che richiede un attento protocollo di prevenzione e terapeutico.

L’assunzione di bifosfonati è generalmente caratterizzata dalla necessità di un trattamento pluriennale. Probabilmente, è l’eccessiva quantità assunta ed il conseguente accumulo nel tessuto osseo – spesso inevitabile se si vogliono risolvere complicanze scheletriche importanti o ridurre metastasi ossee in pazienti affetti da patologia tumorale – a determinare questo nuovo disturbo.

In realtà, l’incidenza di osteonecrosi mandibolare non è elevata, anche se può variare dall’1,2% a 9,9% e chiaramente queste percentuali dipendono dalla dose di assunzione e dal tempo di trattamento con i farmaci bifosfonati. In genere, i pazienti considerati più a rischio sono quelli che hanno subito trattamenti per la cura delle patologie tumorali e che hanno assunto farmaci bifosfonati.

Quali sono i maggiori fattori di rischio che determinano osteonecrosi mandibolare?

I fattori di rischio legati all’osteonecrosi mandibolare sono:

  • Interventi di chirurgia orale (estrazione dentaria, implantologia);
  • Traumi del cavo orale;
  • La scarsa igiene orale;
  • Parodontopatie croniche;
  • L’età; generalmente i pazienti colpiti da osteonecrosi mandibolare sono di età superiore ai 40 anni;
  • Alcune condizioni fisiologiche, come la menopausa.
  • Malattie sistemiche come il diabete, l’obesità, l’insufficienza renale, l’anemia;
  • L’assunzione di terapie farmacologiche associate ai bisfosfonati (glucocorticoidi, ciclofosfamide, eritropoietina, ranitidina);
  • Il tabagismo.

La diagnosi di osteonecrosi mandibolare

[image url=”/wp-content/uploads/2017/07/osteonecrosi-mandibolare-confronto-osso-sano-osso-malato-studio-dentistico-milano-centro.jpg” align=”left” shadow=”1″] Il paziente affetto da osteonecrosi mandibolare presenta un’esposizione diretta di tessuto osseo non vitale, di colore bianco tendente al giallo, maleodorante e circondato da mucosa infiammata.

Molti dei pazienti che si rivolgono allo studio dentistico associato Motta Jones, Rossi, non hanno particolari sintomi. Un elemento fondamentale per una diagnosi precoce della patologia è sicuramente la sensazione di dolore che il paziente ci riferisce. Spesso, prima di arrivare alla vera e propria necrosi ossea, è possibile identificare sintomi tipici di un’infezione odontogena, tra cui:

  • Dolore;
  • Edema;
  • Ulcerazione delle mucose;
  • Mobilità dei denti.

Questi primi sintomi consentono ai medici dentisti che collaborano con il nostro studio odontoiatrico associato, di effettuare una diagnosi precoce.

La fase avanzata di osteonecrosi mandibolare presenta alcune caratteristiche inconfondibili, che in alcuni casi, se non trattate terapeuticamente in modo adeguato, possono contribuire ad aggravare il quadro sintomatologico:

  • Osteomielite suppurativa (infezioni e lesioni);
  • Fratture ossee;
  • Fistole cutanee;
  • Fistole orali e nasali.

L’impiego di radiografie, ci consente di effettuare una diagnosi dettagliata dell’osteonecrosi mandibolare. In particolare, in uno stadio avanzato della malattia si ha un aumento di infezione batterica e un incremento dei processi di demineralizzazione locale dell’osso, che causano appunto una condizione di fragilità ossea. Questi aspetti sono facilmente riconoscibili attraverso una radiografia.

I trattamenti terapeutici per la cura dell’osteonecrosi mandibolare

Nel caso in cui le condizioni di salute del paziente lo consentano, presso lo studio dentistico Motta Jones, Rossi e Associati ci occupiamo della gestione dell’osteonecrosi mandibolare attraverso due diverse strategie terapeutiche:

  • I pazienti che stanno assumendo bifosfonati da meno di 3 anni e che non presentano fattori di rischio clinici, vengono sottoposti ad interventi di chirurgia orale, parodontale e maxillofacciale;

I pazienti in terapia con bifosfonati da più di 3 anni generalmente praticano una sospensione della terapia per almeno 3 mesi prima di sottoporsi alla chirurgia orale. E se le condizioni di salute generale lo consentono, la sospensione terapeutica da bifosfonati può prolungarsi fino alla completa guarigione ossea.

Dentista: medico o artigiano? - Primo piano sala - Studio dentistico associato in centro a Milano

Il dentista: medico o artigiano?

Andiamo dal dentista per il mal di denti, le carie, le gengiviti, per rimpiazzare denti estratti e, ultimamente, su indicazione di osteopati, fisioterapisti e chinesiologi. I dentisti curano carie, gengive, mettono impianti, fanno corone e faccette (non le emoticon, ma sottilissime corone parziali in porcellana) esteticamente bellissime.

I pazienti, spesso personaggi famosi, esibiscono sorrisi smaglianti, dimostrazione dell’impegno di seri professionisti. Reality televisivi ci spingono a sottoporci a trattamenti anti-aging, denti compresi per recuperare il candido sorriso di quando eravamo ragazzini.

Queste sono terapie mediche o lavoro di estetisti, pur altamente specializzati? Ma soprattutto, estetica a parte, questi denti ringiovaniti svolgono sempre la loro funzione?

Il problema è che siamo “odontocentrici” e spesso non ci rendiamo conto che il dente è inserito in un contesto anatomico e funzionale tra i più complessi del nostro organismo. Il dentista, infatti, si è inventato una quantità di superspecializzazioni: conservativa, parodontologia, endodonzia, protesi fissa e mobile, chirurgia orale, implantologia, odontoiatria adesiva, pedodonzia, ortodonzia, gnatologia… Ognuno di noi coltiva il suo orticello spesso dimenticando che è parte di un insieme che si chiama apparato masticatorio costituito da ossa, denti, muscoli, legamenti e due articolazioni.

Un sistema complesso richiede una visione di insieme da parte del dentista

[image url=”/wp-content/uploads/2017/06/dentista-medico-artigiano-ragazza-con-sorriso-studio-dentistico-associato-milano-centro.jpg” align=”left”] Per essere precisi i muscoli mandibolari sono nove tra elevatori e abbassatori, anche la lingua viene mossa da nove muscoli e così fanno diciotto. Le articolazioni della mandibola sono due e sono le più mobili del nostro organismo. Le funzioni svolte dalla bocca sono tre: masticazione, deglutizione e fonazione. Tutte necessitano di coordinazione e fluidità di movimento. Come si intuisce un sistema così complesso richiede una visione di insieme e una valutazione dell’efficienza e dello stato di salute di tutte le sue componenti. Quindi, oltre che dentisti focalizzati sui denti e le relative strutture di sostegno, dobbiamo allargare i nostri orizzonti e diventare un po’ ortopedici e fisioterapisti occupandoci dei muscoli e delle articolazioni del distretto anatomico di nostra competenza.

Dobbiamo anche tenere presente che tutte le funzioni svolte dall’organo masticatorio implicano movimento senza contatto dentale, deglutizione a parte. Anche nel serramento e nel bruxismo si ha contatto diretto fra i denti, ma si tratta di parafunzioni che possono causare un grave sovraccarico funzionale, tanto da compromettere la qualità del sonno provocando frequenti risvegli, perché sono attività prevalentemente, anche se non esclusivamente, notturne. Queste considerazioni devono spingerci a valutare l’occlusione (la relazione spaziale fra le arcate dentarie) non come relazione statica, ma dinamica in cui i contatti fra i denti devono facilitare lo scorrimento e non creare vincoli meccanici ai movimenti mandibolari.

Il dentista come artigiano specializzato

La nostra professione è dominata dall’ossessione per i tecnicismi operativi che ci rendono più simili ad artigiani altamente specializzati che a medici. Come in tutta la medicina si dovrebbe iniziare la visita facendo domande al paziente, perché questo ci permette di scoprire cose che vanno oltre l’evidenza delle carie, delle tasche parodontali o delle malocclusioni. Qualche volta veniamo a sapere che il paziente soffre di cefalea ricorrente e dobbiamo essere capaci di fare una diagnosi differenziale fra una cefalea muscolo-tensiva, una cefalea a grappolo, un’emicrania o una fibromialgia. Questo perché anche secondo l’American Society of Orofacial Pain la cefalea muscolo-tensiva localizzata in zona frontale, parietale e periorbitale è molto spesso collegata a disturbi dell’articolazione temporo-mandibolare e, quindi, è di nostra competenza. Infatti l’80% dei pazienti affetti da problemi temporo-mandibolari soffre di cefalea contro il 20-23% del resto della popolazione.

Talvolta i pazienti sono totalmente asintomatici ed è possibile individuarli solo attraverso una palpazione delle articolazioni e dei muscoli masticatori riscontrando delle zone dolenti (punti grilletto). Questi ultimi pazienti sono i più “pericolosi” per il dentista, perché si tratta di persone il cui sistema è compensato, pertanto i sintomi non si manifestano durante lo svolgimento delle funzioni. Possono però entrare in crisi perdendo la capacità di compenso in seguito a una procedura odontoiatrica anche banale come una piccola otturazione, perciò è bene individuarli prima di avviare qualunque terapia.

Spesso risultano coinvolti anche i muscoli del collo, della nuca, delle spalle e anche la colonna vertebrale dorsale e lombare. In questi casi è facile vedere una correlazione fra disturbi dell’articolazione temporo-mandibolare e il resto del tronco, magari proprio un osteopata ha suggerito la visita odontoiatrica.

In altri casi, però, a patologie posturali, dolori lombari e cervicali non si associa un coinvolgimento delle articolazioni temporo-mandibolari e/o dei muscoli masticatori che risultano negativi alla palpazione e si può così escludere l’apparato stomatognatico come causa.

Esistono anche dei biotipi facciali che favoriscono l’insorgenza di disfunzioni alle articolazioni della mandibola: asimmetrie del viso con mandibola deviata lateralmente, retrusione mandibolare (persone con il mento e il labbro inferiore arretrati rispetto al labbro superiore) e visi con una crescita verticale eccessiva.

Una visita odontoiatrica approfondita

Da quanto enunciato si evince che una visita odontoiatrica deve comprendere di routine un’anamnesi per indagare disturbi alla colonna cervicale, cefalee, qualità del sonno, attività professionale, parafunzioni, abitudini viziate e posture scorrette oltre a un esame obiettivo che comprenda una valutazione delle articolazioni temporo-mandibolari e dei muscoli correlati.

La visita richiede più tempo, si devono imparare alcune manovre di analisi manuale, approfondire l’anamnesi senza fermarsi alla scheda compilata dal paziente in sala d’aspetto, ma sarà tutto tempo risparmiato per il futuro che non riserverà a noi e al paziente imprevisti spiacevoli nel corso o, peggio, alla fine di terapie, magari lunghe e complesse.

Malattia parodontale e tasche parodontali - Studio Dentistico Motta Jones Rossi & Associati - Milano Centro

Come risolvo il problema delle tasche parodontali?

Il paziente affetto da malattia parodontale viene sottoposto ad una visita specialistica, che si articola in un esame clinico (raccolta di parametri clinici) e radiografico volto a valutare le condizioni dei tessuti di sostegno del dente necessarie per formulare una diagnosi.

Completata la visita, il paziente viene programmato per la cosiddetta fase di terapia causale, preposta prevalentemente all’eliminazione di placca e tartaro in sede sopra e sotto gengivale e all’insegnamento ed ottimizzazione di metodiche per l’igiene orale domiciliare.

Questa fase si articola in più sedute, in ciascuna delle quali viene trattato uno o più settori della dentizione. Nel corso di ogni seduta vengono fornite istruzioni riguardanti specifiche procedure per il controllo di placca domiciliare, personalizzate in base alle caratteristiche ed alle problematiche di ciascun paziente; si valuta, inoltre, il livello igienico raggiunto, verificandone l’efficacia nel prevenire l’insorgenza o il ripresentarsi della malattia dopo trattamento.

Al termine della fase di terapia causale, una seconda visita di rivalutazione è necessaria per valutare le condizioni cliniche dei tessuti parodontali e consente di orientare il paziente verso una eventuale terapia chirurgica, finalizzata all’eliminazione delle tasche e della placca sotto gengivale, al ripristino di un’anatomia favorevole al mantenimento di una corretta igiene domiciliare e/o alla ricostruzione dei tessuti parodontali andati distrutti.

In condizioni normali, i tessuti osseo e gengivale si adattano perfettamente attorno ai denti. In presenza della malattia parodontale, l’estensione dell’infiammazione in profondità determina distruzione ossea e formazione di tasche.

Queste tasche divengono sempre più profonde, rendendo disponibile un più ampio spazio per la crescita dei batteri, i quali, potendo svilupparsi indisturbati attorno al dente, si accumulano ed avanzano in profondità, determinando un’ulteriore perdita di supporto del dente e risultano difficilmente detergibili attraverso un’igiene orale domiciliare e professionale. Talvolta, la quota di osso andata perduta è tale che il dente deve essere inevitabilmente estratto.

Esistono quindi 2 tipologie di interventi chirurgici che riducono la profondità della tasche: la prima consiste nel riportare la gengiva, sacrificandone una parte, vicino all’osso ristabilendo i rapporti fisiologici. Durante questa procedura chirurgica, l’operatore discosta i tessuti gengivali e rimuove i batteri che hanno causato la malattia. In alcuni casi, le superfici ossee, alterate e rese irregolari dalla malattia, vengono levigate per ridurre le aree dove potrebbero annidarsi i batteri. Ciò consente alla gengiva di riadattarsi meglio all’osso sano.

La seconda procedura chirurgica è in grado di recuperare parte del danno rigenerando osso e tessuto gengivale andati perduti, al contempo riducendo o eliminando la tasca. Durante questa procedura, l’operatore discosta i tessuti gengivali e rimuove i batteri che hanno causato la malattia. Per aumentare la naturale capacità che i tessuti hanno di rigenerarsi possono essere utilizzati membrane, innesti di osso o proteine stimolanti i tessuti.

Quali sono i vantaggi di questa procedura?

E’ estremamente importante ridurre la profondità di tasca ed eliminare i batteri presenti per prevenire il danno causato dalla progressione della malattia parodontale e per mantenere una dentatura sana. La sola eliminazione dei batteri potrebbe non essere sufficiente a prevenire la ricomparsa della malattia.

Tasche profonde sono più difficili da pulire sia da parte sua sia da parte del suo dentista, pertanto, è fondamentale ridurle. La riduzione della profondità di tasca e la combinazione di procedure di igiene orale domiciliare e professionale aumentano le probabilità di mantenere i suoi denti naturali e riducono il rischio di gravi problemi di salute correlati con la malattia parodontale.

Lo Studio partecipa alla giornata della salute dentale

Il 13 maggio si è svolta la giornata della salute presso l’Arena Civica di Milano.

L’iniziativa aveva lo scopo di far conoscere alla popolazione i fattori di rischio del tumore del cavo orale e promuovere uno stile di vita sano ed attivo.

Alla riuscita dell’evento ha collaborato l’esercito italiano che ha messo a disposizione uno shelter odontoiatrico (un vero e proprio studio odontoiatrico mobile).

Anche lo Studio dentistico Motta Jones Rossi & Associati ha contribuito a questa importante e lodevole giornata di prevenzione per la popolazione lombarda.

 

[image url=”https://studiomottarossi.akiradigital.uk/wp-content/uploads/2017/05/giornata-salute-dentale-studio-dentistico-motta-rossi-milano-centro.jpg” alt=”Lo Studio partecipa alla giornata della salute mentale – Studio dentistico associato Motta Jones Rossi – Milano centro Cadorna” caption=”Lo Studio partecipa alla giornata della salute mentale – Studio dentistico associato Motta Jones Rossi – Milano centro Cadorna” align=”center” shadow=”1″]

Il Dr. Luca Toselli si unisce al team dello Studio

Buongiorno a tutti! Abbiamo il piacere di annunciare un nuovo ingresso nel team del nostro studio dentistico: diamo un caloroso benvenuto al Dr. Luca Toselli.

Il Dr. Toselli, specialista in chirurgia orale, si occuperà di parodontologia, ramo dell’odontoiatria che tratta la cura dei denti e le gengive, all’interno del nostro studio odontoiatrico.

Ecco un altro tassello importante per tutelare la salute dei nostri pazienti.

Welcome!

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