Experiencia en regeneración de tejidos blandos y hueso en dientes naturales e implantes

Il 16 maggio 2018, presso l’Hotel Fiesta Inn – Teatro de los Insurgentes di Città del Messico, il Dott. Alessandro Rossi terrà un seminario sull’Esperienza nella rigenerazione di tessuti molli e ossa in denti naturali e impianti:

 

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Tecniche rigenerative per il mantenimento dei tessuti duri e molli peri-implantari nelle zone ad alta valenza estetica

Il 15 giugno 2018, presso Università degli Studi “Magna Graecia” di Catanzaro il Dott. Alessandro Rossi sarà relatore di un corso con il seguente obiettivo:

La perdita di uno o più elementi in aree ad alta valenza estetica rappresenta un serio problema per il paziente. Spesso anche al clinico mancano gli elementi necessari per inquadrare e trattare pazienti con tali tipi di edentulie. Poiché l’obbiettivo finale che ogni riabilitazione implantare si pone è quello di arrivare ad ottenere un risultato valido dal punto di vista funzionale, progonostico ed estetico, il corso si pone l’obbiettivo di fornire ai partecipanti le indicazioni attuali su come trattare le edentulie analizzando sia i protocolli chirurgici e i possibili materiali da innesto utilizzabili in tali protocolli.

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Igienista dentale cosa fa - Studio dentistico Motta Jones Rossi & Associati

Sbiancamento dentale

Tra le procedure svolte dall’igienista dentale rientra lo sbiancamento professionale. Quest’ultimo viene utilizzato per correggere discromie dentali che possono essere causate da diversi fattori quali caratteristiche genetiche sfavorevoli, patologie sistemiche, utilizzo di antibiotici come le tetracicline, il fumo e l’assunzione di cibi e bevande come caffe, tè, liquirizia e coloranti artificiali.

COME FUNZIONA LO SBIANCAMENTO PROFESSIONALE

Lo sbiancamento dentale si esegue utilizzando perossido di idrogeno o perossido di carbammide. Questi agenti sbiancanti attivi penetrano all’interno dello smalto e raggiungono le molecole responsabili delle pigmentazioni. I radicali liberi di ossigeno rilasciati dall’agente disgregano tali molecole rendendole non più visibili.
Queste sostanze possono garantire il loro funzionamento auto attivandosi oppure si attivano tramite luce alogena, led, laser garantendo un’accelerazione del processo sbiancante. Anche i denti devitalizzati possono essere sbiancati ma a differenza di un dente vitale quest’ultimo verrà sbiancato dall’interno. Lo sbiancamento endodontico, infatti, prevede l’apertura del dente e l’inserimento del gel sbiancante direttamente all’interno del dente non vitale. Dopo 3-5 giorni sono visibili i progressi dello sbiancamento.

Nei pazienti che presentano pigmentazioni da nicotina, caffè, tè o liquirizia si procede professionalmente tramite utilizzo di polveri di bicarbonato o glicina in grado di disgregare tali macchie superficiali, riportando così il dente al suo bianco naturale. A differenza dello sbiancamento tramite utilizzo di perossido, quest’ultimo ha un effetto molto più breve rispetto al primo che invece può durare anche più di un anno.
Un altro metodo di sbiancamento professionale è lo sbiancamento domiciliare che il paziente può eseguire facilmente a casa tramite utilizzo di mascherine individuali, precedentemente eseguite dal dottore tramite semplici impronte in alginato.

Queste mascherine presentano vestibolarmente delle bombature su ciascun dente all’interno delle quali il paziente inserirà una piccola quantità di perossido di idrogeno al 10% che indosserà per 4-6 ore durante il giorno ( o durante la notte) per un massimo di 12-14 giorni.

È DOLOROSO?

Lo sbiancamento dentale non è doloroso e non rovina lo smalto, ma può provocare una ipersensibilità che va a scemare nei giorni successivi al trattamento.
Per questo motivo è sempre meglio prescrivere al paziente (prima e dopo lo sbiancamento) dentifrici e collutori specifici indicati alla sensibilità dentale.

TUTTI POSSONO ESEGUIRE LO SBIANCAMENTO DENTALE?

Lo sbiancamento dentale è sconsigliato a pazienti con gravi malattie croniche , donne incinta o in fase di allattamento, pazienti allergici a una delle sostanze contenute nel gel o che hanno denti danneggiati o cariati.
Importante segnalare che per i pazienti portatori di protesi dentali sarà impossibile eseguire lo sbiancamento in quanto il gel non agisce sulle corone protesiche.
I pazienti che presentano otturazioni sui settori frontali potranno eseguire lo sbiancamento ma successivamente, in base al risultato di bianco ottenuto, si dovrà intervenire sostituendo le vecchie otturazioni con delle nuove, utilizzando un composito che si avvicina di più alla nuova colorazione del dente.

COME CI SI COMPORTA SUCCESSIVAMENTE AL TRATTAMENTO?

Una volta eseguito lo sbiancamento professionale ci sono dei piccoli accorgimenti che il paziente dovrà seguire per garantire che il risultato di bianco ottenuto si mantenga nel tempo. È fondamentale che nelle 48 ore successive il trattamento il paziente eviti di fumare e assumere tutti quei cibi che rilasciano facilmente pigmentazioni. Questo perché il dente durante e al termine del trattamento è molto permeabile e assumendo sostanze colorate o fumando si andrebbe ad alterare la colorazione ottenuta. Riportiamo quindi un elenco di alimenti da evitare:

  • Caffè
  • Liquirizia
  • Cioccolato
  • Pomodoro, spinaci, barbabietole, carciofi e tutta la verdura molto colorata
  • Vino rosso
  • Arancia, lampone, more, fragole e tutta la frutta colorata

In conclusione lo sbiancamento professionale è in alcun dubbio da preferirsi allo sbiancamento domiciliare fai da te per una ragione semplice ed immediata: la cura è più duratura ed efficace a qualsiasi rimedio domestico a base di rimedi naturali in quanto lo sbiancamento professionale penetra all’interno dello smalto e non agisce solo sulle macchie estrinseche al dente ed è eseguito sotto la supervisione del dentista.

Scanner per impronte nei bambini

Durante questi anni abbiamo focalizzato la nostra attenzione sul migliorare il comfort del paziente grazie allo sviluppo tecnologico dei materiali e delle conoscenze biologiche. Di continuo ci sono novità che consentono anche ai bambini di andare dal dentista divertendosi! A tal proposito ora i nostri piccoli pazienti non devono più preoccuparsi delle impronte dei denti: le classiche impronte in alginato (la pasta molle che poi indurisce in qualche minuto) rischiano di diventare ben presto un ricordo del passato. Sono disponibili degli scanner speciali per la bocca. Questi scanner sono di piccole dimensioni e sono in grado di catturare i contorni delle strutture dentali e gengivali, producendo una perfetta copia tridimensionale sullo schermo di un computer senza la necessità di avere ingombri in bocca e quella a volte fastidiosa sensazione che da’ il senso di vomito a non pochi.

La precisione di queste macchine supera quella dei metodi classici. Inoltre permette a noi dentisti di avere immediatamente disponibili quelle informazioni che solitamente dovremmo aspettare dalla fabbricazione del modello in gesso. Ora le immagini acquisite sono utilizzabili immediatamente per progettare il nuovo apparecchio. Inoltre in caso di errori nella rilevazione delle impronte digitali, possiamo correggere le immagini in pochi secondi senza dover ripetere la poco simpatica procedura con la pasta in bocca. Sicuramente un ulteriore e non scontato vantaggio è l’estrema precisione che ci permette di creare apparecchi personalizzati: come se andassimo da un esperto sarto a farci confezionare un vestito su misura con il vantaggio che i tempi di acquisizione delle “misure” sono minori ed anche i tempi di fabbricazione sono inferiori. È infatti una metodica veloce che permette al paziente di non stare a lungo con la bocca aperta e che ci dà apparecchi su misura.

Le recessioni gengivali

La recessione è uno spostamento del margine gengivale verso l’alto se coinvolge il dente dell’arcata superiore o verso il basso se, al contrario, il dente affetto è quello inferiore. La recessione può essere singola, se interessa un unico elemento dentario, o multipla, se coinvolge più denti. Il paziente molto spesso percepisce la recessione osservando che un dente appare più lungo rispetto a quelli vicini. Diversi sono i fattori che possono dare origine alla recessione. Tra questi ritroviamo una predisposizione genetica, un errato utilizzo dei presidi di igiene orale domiciliare, un accumulo di placca batterica localizzata ed infine la parodontite (o piorrea).

La terapia delle recessioni è molto spesso di tipo chirurgico, ma viene sempre preceduta dall’eliminazione del fattore causale; ad esempio, se la causa è legata ad un uso scorretto dello spazzolino manuale, la prima indicazione sarà quella di motivare ed istruire il paziente alla corretta igiene domiciliare. Una volta riconosciuta ed eliminata la causa, si procede con l’intervento, il cui obiettivo è quello di ricostruire la parte di gengiva mancante migliorando qualitativamente e quantitativamente i tessuti gengivali attorno al dente. Molto spesso, quando le condizioni iniziali lo suggeriscono, è indicato l’utilizzo di un innesto di tessuto gengivale prelevato dal palato per consentire il raggiungimento dell’obiettivo prefissato.

360° botiss roadshow ITALIA 2018

Il 15 marzo, presso l’Aqua Hotel di Rimini il Dott. Alessandro Rossi sarà relatore di una sessione di approfondimento volto ad accrescere la consapevolezza in merito a opzioni e vantaggi dei biomateriali della linea botiss.

Gli incontri organizzati all’interno dell’iniziativa 360° botiss roadshow hanno la finalità di trasmettere le reali opportunità che l’uso di un ampio portfolio di biomateriali può offrire. Forti della loro pluriennale casistica clinica e esperienza congressuale, i vari relatori daranno una particolare attenzione alle diverse opzioni che la linea botiss offre, enfatizzando le caratteristiche differenti delle membrane in collagene, dei sostituti ossei, e della matrice in collagene, nonché risponderanno alle domande quotidiane più frequenti: quando e come utilizzare uno specifico biomateriale? Come preparare il biomateriale per esaltarne le peculiari proprietà? Quali consigli clinici e pratici sono più per l’attività quotidiana?

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Implant treatment in the esthetic area: when immediate, when post-extractive delayed and when delayed

Il 13 marzo, presso l’ISI – Istituto Stomatologico Italiano si terrà un gruppo di studio che vedrà presente il Dott. Alessandro Rossi.

In questo contesto il Dr. Stephen T. Chen terrà una “Lectio Magistralis” su quelli che sono i moderni orientamenti in terapia parodonto-implantare. L’opportunità di scambiare le nostre opinioni con Lui, rappresenta un privilegio assolutamente unico da non lasciarsi sfuggire.

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Apnea Notturna - Studio Motta Jones - Rossi - Associati

Apnea notturna: rischi, sintomi e rimedi

La sindrome dell’apnea notturna: di cosa si tratta?

Non è raro sentir parlare di apnea notturna: un fenomeno piuttosto frequente che può riguardare bambini e adulti. Come si può facilmente intuire dal nome, le apnee notturne causano l’interruzione – che può durare da qualche secondo a pochi minuti – o il rallentamento eccessivo della respirazione durante il sonno, una o più volte a notte (possono essere anche più di 30 in un’ora) a seconda della gravità della sindrome. Quando si è svegli l’aria fluisce nei polmoni grazie al sostegno dei muscoli del collo che tengono aperte le vie respiratorie e che, mentre si dorme, si rilassano causando un lieve restringimento delle stesse, senza per questo impedire all’aria di entrare e uscire. Se si soffre di apnee notturne, invece, le vie respiratorie possono rimanere ostruite. Durante queste apnee, generalmente, si passa da una fase di sonno profondo ad un’altra di sonno leggero e in seguito la respirazione torna ad essere regolare, qualche volta accompagnata dal forte russare.

Come si fa a sapere se si soffre di apnea notturna?

Statisticamente, gli uomini sono più a rischio delle donne per quanto riguarda questa patologia ma il “diretto interessato”, in genere, non ha modo di accorgersi di essere affetto dalla sindrome dell’apnea notturna, soprattutto se vive da solo: l’unico segnale di cui può rendersi conto è la sonnolenza ripetuta durante il giorno, ma spesso si finisce per attribuirla ad altri fattori. Normalmente sono le persone che dormono insieme al paziente oppure chi lo osserva e ascolta durante il sonno – come nel caso di un bambino – ad accorgersi di qualche sintomo. Non esistono esami del sangue che possano diagnosticare questa sindrome, quindi è importante valutare insieme al medico i “segnali” durante un periodo di osservazione. Si esamineranno gli eventuali precedenti di apnea in famiglia e si verificherà la presenza di gonfiori o ingrossamenti dei tessuti nella bocca, nel naso e nella gola. La cattiva qualità del sonno di chi soffre di apnea notturna può causare il rilascio degli ormoni dello stress che fanno aumentare la frequenza cardiaca e questo può essere uno dei fattori d’allarme per identificare la malattia. Uno dei sintomi più frequenti delle apnee notturne è il continuo e forte russamento che, se interrotto da pause, è seguito da un ansimare o boccheggiare del paziente; il russamento di solito è più forte quando si dorme supini. Ma attenzione: russare non significa necessariamente soffrire di apnee notturne!

Di fronte alla possibile diagnosi di apnea notturna, si può effettuare la polisonnografia in ospedale o in una clinica specializzata oppure si può ricorrere ad un monitor portatile a domicilio, per registrare l’attività cerebrale, i movimenti oculari, il battito cardiaco e la pressione.

Le diverse tipologie e cause dell’apnea notturna

A seconda di come si verifica il fenomeno dell’apnea notturna durante il sonno, sono state classificate due tipologie:

  • si parla di apnea ostruttiva se le vie respiratorie si ostruiscono oppure collassano e l’aria che attraversa l’ostruzione provoca forte russamento. È particolarmente frequente nelle persone in sovrappeso e nei bambini con tonsille ingrossate;
  • meno frequente l’apnea centrale, causata dalla mancanza di “invio” dei segnali corretti da parte della zona del cervello che controlla la respirazione ai muscoli che partecipano alla sua attivazione, diffusa ad esempio tra chi fa uso continuo di certe tipologie di farmaci.

Le vie respiratorie di chi soffre di apnea notturna restano del tutto o parzialmente ostruite perché:

  • i muscoli del collo e la lingua si rilassano troppo;
  • la lingua e le tonsille sono di dimensioni eccessive rispetto all’ampiezza delle vie respiratorie;
  • l’adipe in eccesso di un soggetto in sovrappeso può far ispessire le pareti della trachea;
  • la particolare struttura ossea di testa e collo provoca il restringimento delle vie respiratorie;
  • l’età avanzata del paziente causa una diminuzione della capacità degli impulsi nervosi di mantenere rigidi i muscoli del collo durante il sonno.

Quali rischi corre chi soffre di apnea notturna?

L’apnea notturna può alterare il metabolismo contribuendo alla possibilità di andare incontro ad obesità e diabete. Se le vie respiratorie sono parzialmente o totalmente occluse durante il sonno, i polmoni non ricevono la quantità d’aria necessaria, quindi si può verificare anche un abbassamento repentino del livello di ossigeno nel sangue; il cervello inizierà a “disturbare” il sonno per cercare di irrigidire i muscoli delle vie aeree superiori e di tenere aperta la trachea. Ne può derivare un aumento della frequenza cardiaca, aritmie o anomalie del battito fino all’insufficienza cardiaca e conseguente rischio di ipertensione, infarto, ictus. La mancanza di sonno può portare ad incidenti sul lavoro o alla guida di veicoli.
Alcuni dei sintomi “campanello d’allarme” sono al contempo delle conseguenze fastidiose di questa patologia come:

  • mal di testa frequenti la mattina;
  • problemi di memoria, apprendimento e concentrazione;
  • irritabilità, depressione, sbalzi d’umore;
  • necessità di alzarsi frequentemente la notte per urinare;
  • sensazione di bocca asciutta o mal di gola al risveglio.

La cura dell’apnea notturna

Nella maggior parte dei casi per eliminare il fenomeno delle apnee notturne, si consiglia innanzitutto di modificare alcune cattive abitudini e lo stile di vita. Alcuni esempi sono:

  • abolire il fumo
  • ridurre o abolire il consumo di alcol e sostituire i farmaci che provocano sonnolenza
  • dimagrire in caso di sovrappeso
  • abituarsi a prendere sonno stando sdraiati su un fianco invece che supini, eventualmente anche con l’aiuto di cuscini
  • valutare il ricorso a spray nasali o farmaci contro le allergie, per migliorare la respirazione

Il dentista o l’ortodontista possono realizzare un apparecchio su misura per rimettere in posizione la mandibola e la lingua e tenere aperte le vie respiratorie mentre si dorme, soprattutto nei casi di apnea notturna lieve.
Quando questi accorgimenti non bastano, la terapia più comune per curare l’apnea notturna è quella con il ventilatore a pressione positiva continua (CPAP), uno strumento che crea una lieve pressione d’aria per tenere aperte le vie respiratorie mentre si dorme. Questo ventilatore deve essere regolato le prime volte dal personale qualificato: il flusso d’aria dell’apparecchiatura viene modificato in base alle necessità del paziente.
Esiste anche la possibilità di ricorrere ad un intervento chirurgico per allargare le vie respiratorie, rimuovendo o restringendo i tessuti in eccesso nella cavità orale, oppure risistemando la mandibola. La rimozione delle tonsille, invece, può risultare idonea nei bambini in cui queste sono responsabili di ostacolare la respirazione.

Tour di Primavera 2018

Il 24 marzo, presso il Centro Congressi Humanitas si terrà un seminario ad invito dal tema

Complicanze e ritrattamenti:
opportunità per nuove alleanze terapeutiche

Education “ANY” MORE

Nell’ambito degli incontri culturali 2018,
presso l’Hotel Cruise in Via Giosuè Carducci, 3 a Montano Lucino (CO) si terranno una serie di corsi il cui calendario è scaricabile al seguente link