I dottori Jason Motta Jones, Alessandro Rossi e Luigi Tagliatesta soci attivi di IAO

I dottori Jason Motta Jones, Alessandro Rossi e Luigi Tagliatesta sono fra i soci attivi di IAO.

Fondata il 14 dicembre 2015, IAO nasce dalla confluenza di due forti Società Scientifiche, SICOI e SIO, che, sensibili all’evoluzione dell’attuale momento storico-culturale, hanno fatto propria la necessità di creare un’unica realtà scientifica, espressione moderna sia dei professionisti odontoiatri, che richiedono proposte culturali e formative di qualità e di contenuti mirati non sovrapposti a quelli già esistenti, sia delle aziende di settore, che vivono una particolare contrazione economica che si riflette anche sugli investimenti disponibili a supporto della Società Scientifiche.

Il Dr. Jason Motta Jones Vice presidente per il biennio 2017-2019

Il Dr. Jason Motta Jones,

per il biennio 2017-2019 ricoprirà la carica di Vice Presidente dell’International Piezoelectric Surgery Academy (IPA).

L’IPA è una Associazione Scientifica di discipline medico-chirurgiche e odontoiatriche. L’Academy ha lo scopo di favorire e diffondere l’evoluzione delle tecniche di chirurgia ossea e dei meccanismi di guarigione, per produrre protocolli operatori che aumentino l’efficacia terapeutica e riducano la morbilità del paziente.

Il Dr. Jason Motta Jones vice presidente di IPA per il biennio 2017-2019

Il Dr. Jason Motta Jones vice presidente di IPA per il biennio 2017-2019

Osteonecrosi mandibolare e farmaci bifosfonati: dettaglio osso - Studio dentistico associato in centro a Milano

L’osteonecrosi mandibolare ed i farmaci bifosfonati

I farmaci bifosfonati

I farmaci bifosfonati sono una categoria di farmaci in grado di inibire il riassorbimento osseo. La funzione dei bifosfonati è quella di bloccare la diminuzione della densità ossea promossa dagli osteoclasti (le cellule ossee che contribuiscono a riassorbire l’osso in vista del rimodellamento osseo fisiologico).

I bifosfonati sono largamente utilizzati per il trattamento preventivo e terapeutico di patologie ossee quali l’osteoporosi, l’osteite deformante, le metastasi ossee, il mieloma multiplo e altri disturbi fisici che possono determinare una fragilità ossea nel paziente.

I bifosfonati agiscono accumulandosi prevalentemente nelle sedi in cui è maggiore il rimodellamento osseo, determinando un’inibizione del riassorbimento dell’osso.

Un problema emergente di interesse medico multidisciplinare legato all’uso dei farmaci bifosfonati e che sta avendo una forte risonanza anche in campo odontoiatrico è quello dell’osteonecrosi delle ossa mascellari in particolari circostanze. Le attuali evidenze scientifiche non sostengono in modo chiaro l’esistenza di una correlazione diretta tra l’assunzione di farmaci bifosfonati e la comparsa della patologia. Vi sono però numerosi studi e rapporti epidemiologici che confermano invece l’esistenza di questo rapporto causa-effetto.

L’osteonecrosi mandibolare

L’osteonecrosi mandibolare è una patologia infettiva a carattere progressivo e solo recentemente associata alla terapia con farmaci bifosfonati. Attualmente non è ancora definito il quadro completo dei fattori di rischio che determinano questa patologia.

Relativamente all’uso dei bifosfonati, alcuni dati in letteratura scientifica li indicano come fattori patogenetici primari nell’insorgenza dell’osteonecrosi mandibolare a causa della loro alterata capacità di rimodellamento osseo.

L’osteonecrosi mandibolare è una patologia caratterizzata da due fasi:

  • La prima fase è prevalentemente asintomatica e non presenta alterazioni cliniche e radiografiche;
  • Nella fase avanzata della malattia il paziente può avvertire una sensazione di intorpidimento e bruciore della bocca.

Lo studio dentistico Motta Jones, Rossi e Associati è in grado di effettuare una diagnosi precoce di osteonecrosi mandibolare da bifosfonati, attraverso un attento esame della mucosa orale e un’indagine radiografica in grado di evidenziare alterazione ossee.

[image url=”/wp-content/uploads/2017/07/osteonecrosi-mandibolare-sezione-ossea-studio-dentistico-milano-centro.jpg” align=”right” shadow=”1″] L’osteonecrosi mandibolare è un disturbo che richiede un attento protocollo di prevenzione e terapeutico.

L’assunzione di bifosfonati è generalmente caratterizzata dalla necessità di un trattamento pluriennale. Probabilmente, è l’eccessiva quantità assunta ed il conseguente accumulo nel tessuto osseo – spesso inevitabile se si vogliono risolvere complicanze scheletriche importanti o ridurre metastasi ossee in pazienti affetti da patologia tumorale – a determinare questo nuovo disturbo.

In realtà, l’incidenza di osteonecrosi mandibolare non è elevata, anche se può variare dall’1,2% a 9,9% e chiaramente queste percentuali dipendono dalla dose di assunzione e dal tempo di trattamento con i farmaci bifosfonati. In genere, i pazienti considerati più a rischio sono quelli che hanno subito trattamenti per la cura delle patologie tumorali e che hanno assunto farmaci bifosfonati.

Quali sono i maggiori fattori di rischio che determinano osteonecrosi mandibolare?

I fattori di rischio legati all’osteonecrosi mandibolare sono:

  • Interventi di chirurgia orale (estrazione dentaria, implantologia);
  • Traumi del cavo orale;
  • La scarsa igiene orale;
  • Parodontopatie croniche;
  • L’età; generalmente i pazienti colpiti da osteonecrosi mandibolare sono di età superiore ai 40 anni;
  • Alcune condizioni fisiologiche, come la menopausa.
  • Malattie sistemiche come il diabete, l’obesità, l’insufficienza renale, l’anemia;
  • L’assunzione di terapie farmacologiche associate ai bisfosfonati (glucocorticoidi, ciclofosfamide, eritropoietina, ranitidina);
  • Il tabagismo.

La diagnosi di osteonecrosi mandibolare

[image url=”/wp-content/uploads/2017/07/osteonecrosi-mandibolare-confronto-osso-sano-osso-malato-studio-dentistico-milano-centro.jpg” align=”left” shadow=”1″] Il paziente affetto da osteonecrosi mandibolare presenta un’esposizione diretta di tessuto osseo non vitale, di colore bianco tendente al giallo, maleodorante e circondato da mucosa infiammata.

Molti dei pazienti che si rivolgono allo studio dentistico associato Motta Jones, Rossi, non hanno particolari sintomi. Un elemento fondamentale per una diagnosi precoce della patologia è sicuramente la sensazione di dolore che il paziente ci riferisce. Spesso, prima di arrivare alla vera e propria necrosi ossea, è possibile identificare sintomi tipici di un’infezione odontogena, tra cui:

  • Dolore;
  • Edema;
  • Ulcerazione delle mucose;
  • Mobilità dei denti.

Questi primi sintomi consentono ai medici dentisti che collaborano con il nostro studio odontoiatrico associato, di effettuare una diagnosi precoce.

La fase avanzata di osteonecrosi mandibolare presenta alcune caratteristiche inconfondibili, che in alcuni casi, se non trattate terapeuticamente in modo adeguato, possono contribuire ad aggravare il quadro sintomatologico:

  • Osteomielite suppurativa (infezioni e lesioni);
  • Fratture ossee;
  • Fistole cutanee;
  • Fistole orali e nasali.

L’impiego di radiografie, ci consente di effettuare una diagnosi dettagliata dell’osteonecrosi mandibolare. In particolare, in uno stadio avanzato della malattia si ha un aumento di infezione batterica e un incremento dei processi di demineralizzazione locale dell’osso, che causano appunto una condizione di fragilità ossea. Questi aspetti sono facilmente riconoscibili attraverso una radiografia.

I trattamenti terapeutici per la cura dell’osteonecrosi mandibolare

Nel caso in cui le condizioni di salute del paziente lo consentano, presso lo studio dentistico Motta Jones, Rossi e Associati ci occupiamo della gestione dell’osteonecrosi mandibolare attraverso due diverse strategie terapeutiche:

  • I pazienti che stanno assumendo bifosfonati da meno di 3 anni e che non presentano fattori di rischio clinici, vengono sottoposti ad interventi di chirurgia orale, parodontale e maxillofacciale;

I pazienti in terapia con bifosfonati da più di 3 anni generalmente praticano una sospensione della terapia per almeno 3 mesi prima di sottoporsi alla chirurgia orale. E se le condizioni di salute generale lo consentono, la sospensione terapeutica da bifosfonati può prolungarsi fino alla completa guarigione ossea.

Dentista: medico o artigiano? - Primo piano sala - Studio dentistico associato in centro a Milano

Il dentista: medico o artigiano?

Andiamo dal dentista per il mal di denti, le carie, le gengiviti, per rimpiazzare denti estratti e, ultimamente, su indicazione di osteopati, fisioterapisti e chinesiologi. I dentisti curano carie, gengive, mettono impianti, fanno corone e faccette (non le emoticon, ma sottilissime corone parziali in porcellana) esteticamente bellissime.

I pazienti, spesso personaggi famosi, esibiscono sorrisi smaglianti, dimostrazione dell’impegno di seri professionisti. Reality televisivi ci spingono a sottoporci a trattamenti anti-aging, denti compresi per recuperare il candido sorriso di quando eravamo ragazzini.

Queste sono terapie mediche o lavoro di estetisti, pur altamente specializzati? Ma soprattutto, estetica a parte, questi denti ringiovaniti svolgono sempre la loro funzione?

Il problema è che siamo “odontocentrici” e spesso non ci rendiamo conto che il dente è inserito in un contesto anatomico e funzionale tra i più complessi del nostro organismo. Il dentista, infatti, si è inventato una quantità di superspecializzazioni: conservativa, parodontologia, endodonzia, protesi fissa e mobile, chirurgia orale, implantologia, odontoiatria adesiva, pedodonzia, ortodonzia, gnatologia… Ognuno di noi coltiva il suo orticello spesso dimenticando che è parte di un insieme che si chiama apparato masticatorio costituito da ossa, denti, muscoli, legamenti e due articolazioni.

Un sistema complesso richiede una visione di insieme da parte del dentista

[image url=”/wp-content/uploads/2017/06/dentista-medico-artigiano-ragazza-con-sorriso-studio-dentistico-associato-milano-centro.jpg” align=”left”] Per essere precisi i muscoli mandibolari sono nove tra elevatori e abbassatori, anche la lingua viene mossa da nove muscoli e così fanno diciotto. Le articolazioni della mandibola sono due e sono le più mobili del nostro organismo. Le funzioni svolte dalla bocca sono tre: masticazione, deglutizione e fonazione. Tutte necessitano di coordinazione e fluidità di movimento. Come si intuisce un sistema così complesso richiede una visione di insieme e una valutazione dell’efficienza e dello stato di salute di tutte le sue componenti. Quindi, oltre che dentisti focalizzati sui denti e le relative strutture di sostegno, dobbiamo allargare i nostri orizzonti e diventare un po’ ortopedici e fisioterapisti occupandoci dei muscoli e delle articolazioni del distretto anatomico di nostra competenza.

Dobbiamo anche tenere presente che tutte le funzioni svolte dall’organo masticatorio implicano movimento senza contatto dentale, deglutizione a parte. Anche nel serramento e nel bruxismo si ha contatto diretto fra i denti, ma si tratta di parafunzioni che possono causare un grave sovraccarico funzionale, tanto da compromettere la qualità del sonno provocando frequenti risvegli, perché sono attività prevalentemente, anche se non esclusivamente, notturne. Queste considerazioni devono spingerci a valutare l’occlusione (la relazione spaziale fra le arcate dentarie) non come relazione statica, ma dinamica in cui i contatti fra i denti devono facilitare lo scorrimento e non creare vincoli meccanici ai movimenti mandibolari.

Il dentista come artigiano specializzato

La nostra professione è dominata dall’ossessione per i tecnicismi operativi che ci rendono più simili ad artigiani altamente specializzati che a medici. Come in tutta la medicina si dovrebbe iniziare la visita facendo domande al paziente, perché questo ci permette di scoprire cose che vanno oltre l’evidenza delle carie, delle tasche parodontali o delle malocclusioni. Qualche volta veniamo a sapere che il paziente soffre di cefalea ricorrente e dobbiamo essere capaci di fare una diagnosi differenziale fra una cefalea muscolo-tensiva, una cefalea a grappolo, un’emicrania o una fibromialgia. Questo perché anche secondo l’American Society of Orofacial Pain la cefalea muscolo-tensiva localizzata in zona frontale, parietale e periorbitale è molto spesso collegata a disturbi dell’articolazione temporo-mandibolare e, quindi, è di nostra competenza. Infatti l’80% dei pazienti affetti da problemi temporo-mandibolari soffre di cefalea contro il 20-23% del resto della popolazione.

Talvolta i pazienti sono totalmente asintomatici ed è possibile individuarli solo attraverso una palpazione delle articolazioni e dei muscoli masticatori riscontrando delle zone dolenti (punti grilletto). Questi ultimi pazienti sono i più “pericolosi” per il dentista, perché si tratta di persone il cui sistema è compensato, pertanto i sintomi non si manifestano durante lo svolgimento delle funzioni. Possono però entrare in crisi perdendo la capacità di compenso in seguito a una procedura odontoiatrica anche banale come una piccola otturazione, perciò è bene individuarli prima di avviare qualunque terapia.

Spesso risultano coinvolti anche i muscoli del collo, della nuca, delle spalle e anche la colonna vertebrale dorsale e lombare. In questi casi è facile vedere una correlazione fra disturbi dell’articolazione temporo-mandibolare e il resto del tronco, magari proprio un osteopata ha suggerito la visita odontoiatrica.

In altri casi, però, a patologie posturali, dolori lombari e cervicali non si associa un coinvolgimento delle articolazioni temporo-mandibolari e/o dei muscoli masticatori che risultano negativi alla palpazione e si può così escludere l’apparato stomatognatico come causa.

Esistono anche dei biotipi facciali che favoriscono l’insorgenza di disfunzioni alle articolazioni della mandibola: asimmetrie del viso con mandibola deviata lateralmente, retrusione mandibolare (persone con il mento e il labbro inferiore arretrati rispetto al labbro superiore) e visi con una crescita verticale eccessiva.

Una visita odontoiatrica approfondita

Da quanto enunciato si evince che una visita odontoiatrica deve comprendere di routine un’anamnesi per indagare disturbi alla colonna cervicale, cefalee, qualità del sonno, attività professionale, parafunzioni, abitudini viziate e posture scorrette oltre a un esame obiettivo che comprenda una valutazione delle articolazioni temporo-mandibolari e dei muscoli correlati.

La visita richiede più tempo, si devono imparare alcune manovre di analisi manuale, approfondire l’anamnesi senza fermarsi alla scheda compilata dal paziente in sala d’aspetto, ma sarà tutto tempo risparmiato per il futuro che non riserverà a noi e al paziente imprevisti spiacevoli nel corso o, peggio, alla fine di terapie, magari lunghe e complesse.

Malattia parodontale e tasche parodontali - Studio Dentistico Motta Jones Rossi & Associati - Milano Centro

Come risolvo il problema delle tasche parodontali?

Il paziente affetto da malattia parodontale viene sottoposto ad una visita specialistica, che si articola in un esame clinico (raccolta di parametri clinici) e radiografico volto a valutare le condizioni dei tessuti di sostegno del dente necessarie per formulare una diagnosi.

Completata la visita, il paziente viene programmato per la cosiddetta fase di terapia causale, preposta prevalentemente all’eliminazione di placca e tartaro in sede sopra e sotto gengivale e all’insegnamento ed ottimizzazione di metodiche per l’igiene orale domiciliare.

Questa fase si articola in più sedute, in ciascuna delle quali viene trattato uno o più settori della dentizione. Nel corso di ogni seduta vengono fornite istruzioni riguardanti specifiche procedure per il controllo di placca domiciliare, personalizzate in base alle caratteristiche ed alle problematiche di ciascun paziente; si valuta, inoltre, il livello igienico raggiunto, verificandone l’efficacia nel prevenire l’insorgenza o il ripresentarsi della malattia dopo trattamento.

Al termine della fase di terapia causale, una seconda visita di rivalutazione è necessaria per valutare le condizioni cliniche dei tessuti parodontali e consente di orientare il paziente verso una eventuale terapia chirurgica, finalizzata all’eliminazione delle tasche e della placca sotto gengivale, al ripristino di un’anatomia favorevole al mantenimento di una corretta igiene domiciliare e/o alla ricostruzione dei tessuti parodontali andati distrutti.

In condizioni normali, i tessuti osseo e gengivale si adattano perfettamente attorno ai denti. In presenza della malattia parodontale, l’estensione dell’infiammazione in profondità determina distruzione ossea e formazione di tasche.

Queste tasche divengono sempre più profonde, rendendo disponibile un più ampio spazio per la crescita dei batteri, i quali, potendo svilupparsi indisturbati attorno al dente, si accumulano ed avanzano in profondità, determinando un’ulteriore perdita di supporto del dente e risultano difficilmente detergibili attraverso un’igiene orale domiciliare e professionale. Talvolta, la quota di osso andata perduta è tale che il dente deve essere inevitabilmente estratto.

Esistono quindi 2 tipologie di interventi chirurgici che riducono la profondità della tasche: la prima consiste nel riportare la gengiva, sacrificandone una parte, vicino all’osso ristabilendo i rapporti fisiologici. Durante questa procedura chirurgica, l’operatore discosta i tessuti gengivali e rimuove i batteri che hanno causato la malattia. In alcuni casi, le superfici ossee, alterate e rese irregolari dalla malattia, vengono levigate per ridurre le aree dove potrebbero annidarsi i batteri. Ciò consente alla gengiva di riadattarsi meglio all’osso sano.

La seconda procedura chirurgica è in grado di recuperare parte del danno rigenerando osso e tessuto gengivale andati perduti, al contempo riducendo o eliminando la tasca. Durante questa procedura, l’operatore discosta i tessuti gengivali e rimuove i batteri che hanno causato la malattia. Per aumentare la naturale capacità che i tessuti hanno di rigenerarsi possono essere utilizzati membrane, innesti di osso o proteine stimolanti i tessuti.

Quali sono i vantaggi di questa procedura?

E’ estremamente importante ridurre la profondità di tasca ed eliminare i batteri presenti per prevenire il danno causato dalla progressione della malattia parodontale e per mantenere una dentatura sana. La sola eliminazione dei batteri potrebbe non essere sufficiente a prevenire la ricomparsa della malattia.

Tasche profonde sono più difficili da pulire sia da parte sua sia da parte del suo dentista, pertanto, è fondamentale ridurle. La riduzione della profondità di tasca e la combinazione di procedure di igiene orale domiciliare e professionale aumentano le probabilità di mantenere i suoi denti naturali e riducono il rischio di gravi problemi di salute correlati con la malattia parodontale.

Lo Studio partecipa alla giornata della salute dentale

Il 13 maggio si è svolta la giornata della salute presso l’Arena Civica di Milano.

L’iniziativa aveva lo scopo di far conoscere alla popolazione i fattori di rischio del tumore del cavo orale e promuovere uno stile di vita sano ed attivo.

Alla riuscita dell’evento ha collaborato l’esercito italiano che ha messo a disposizione uno shelter odontoiatrico (un vero e proprio studio odontoiatrico mobile).

Anche lo Studio dentistico Motta Jones Rossi & Associati ha contribuito a questa importante e lodevole giornata di prevenzione per la popolazione lombarda.

 

[image url=”https://studiomottarossi.akiradigital.uk/wp-content/uploads/2017/05/giornata-salute-dentale-studio-dentistico-motta-rossi-milano-centro.jpg” alt=”Lo Studio partecipa alla giornata della salute mentale – Studio dentistico associato Motta Jones Rossi – Milano centro Cadorna” caption=”Lo Studio partecipa alla giornata della salute mentale – Studio dentistico associato Motta Jones Rossi – Milano centro Cadorna” align=”center” shadow=”1″]

Il Dr. Luca Toselli si unisce al team dello Studio

Buongiorno a tutti! Abbiamo il piacere di annunciare un nuovo ingresso nel team del nostro studio dentistico: diamo un caloroso benvenuto al Dr. Luca Toselli.

Il Dr. Toselli, specialista in chirurgia orale, si occuperà di parodontologia, ramo dell’odontoiatria che tratta la cura dei denti e le gengive, all’interno del nostro studio odontoiatrico.

Ecco un altro tassello importante per tutelare la salute dei nostri pazienti.

Welcome!

[image url=”https://studiomottarossi.akiradigital.uk/wp-content/uploads/2017/05/dentista-luca-toselli-team-studio-dentistico-associato-motta-jones-rossi-milano-centro.jpg” alt=”Dentista Luca Toselli – Studio dentistico associato Motta Jones Rossi – Milano centro Cadorna” caption=”Dentista Luca Toselli – Studio dentistico associato Motta Jones Rossi – Milano centro Cadorna” align=”center” shadow=”1″]

Prodotti igiene orale - Studio dentistico associato Motta Jones Rossi - Milano centro

Prodotti di igiene orale

L’igiene orale quotidiana, accurata e costante, permette di prevenire in modo efficace problemi ai denti e alle gengive. Ai pazienti che si rivolgono al nostro studio medico dentistico associato consigliamo sempre, a prescindere dai loro disturbi, di prendersi cura della propria salute orale sottoponendosi a visite dentistiche periodiche e scegliendo i giusti prodotti per l’igiene orale.

Come tutti sappiamo, è utile e consigliato lavare i denti dopo ogni pasto per almeno 2 minuti.

I prodotti d’igiene orale svolgono specifiche funzioni, tra cui:

  • Mantengono puliti i denti e le gengive;
  • Prevengono il deposito di placca e tartaro;
  • Riducono la predisposizione alla carie;
  • Svolgono un’attività di protezione delle gengive.

Quali sono i prodotti d’igiene orale più efficaci?

  • Lo spazzolino da denti è indubbiamente il prodotto più comune e utilizzato. Consigliamo di scegliere quelli a testina medio-piccola dotati di setole di durezza media in grado di raggiungere le zone più difficili da pulire. Lo spazzolino da denti deve essere sostituito ogni 2 o 3 mesi, o comunque quando le setole sono rovinate;
  • Il dentifricio le cui funzioni principali sono la rimozione della placca batterica, la rimozione dei residui di cibo tra i denti, l’eliminazione di cattivi odori dalla bocca.
  • Il collutorio è uno dei prodotti d’igiene orale che, pur non sostituendosi allo spazzolino e al dentifricio, costituisce un valido supporto per il completamento della pulizia della bocca. Il collutorio serve a rinfrescare l’alito, a controllare l’invasione batterica e a svolgere un’azione lenitiva sulle gengive dopo l’attività di spazzolamento. Consigliamo ai nostri pazienti di utilizzarlo due volte al giorno, sciacquando la bocca mattina e sera dopo l’utilizzo dello spazzolino;
  • Il filo interdentale è sicuramente il più amato dai dentisti. Lo consigliamo sempre perché riesce ad arrivare e a pulire le zone della bocca, e tra i denti, spesso inarrivabili con lo spazzolino.

Lo scovolino, o spazzolino interdentale, meno conosciuto e utilizzato dai pazienti, consente di rimuovere efficacemente la placca batterica.

Gummy smile - Studio dentistico associato Motta Jones Rossi - Milano centro

Il gummy smile

Il gummy smile

Il cosiddetto gummy smile, o sorriso gengivale, è caratterizzato da un’eccessiva esposizione delle gengive. Viene chiamato così per via dell’ampia esposizione gengivale del sorriso. Si tratta di un problema di estetica dentale, che crea uno sbilanciamento poco gradevole quando si sorride e una disarmonia dei denti che appaiono più piccoli.

In un sorriso equilibrato e armonioso, la distanza tra il bordo inferiore del labbro superiore e il margine gengivale degli incisivi centrali non dovrebbe superare 1 o 2 mm. Mentre nel sorriso gengivale c’è una distanza di almeno 4 mm che, nei casi più estremi, rende assolutamente sgradevole il sorriso.

Quali sono le cause del gummy smile?

Le cause del sorriso gengivale sono principalmente tre:

  1. L’assenza di eruzione passiva, ossia quando la gengiva si ritrae scoprendo l’intera corona del dente. Il risultato è un’eccessiva quantità di gengiva e una ridotta esposizione dell’elemento dentario;
  2. La causa scheletrica del gummy smile, che può essere un’eccessiva protuberanza dell’osso mascellare o un’eccessiva crescita verticale dell’osso;
  3. Il sorriso gengivale può anche essere di natura muscolare, causato appunto dall’iperattività del muscolo elevatore del labbro superiore.

La cura del gummy smile

Presso lo studio dentistico Motta Jones, Rossi e Associati ci occupiamo di risolvere gli inestetismi del sorriso causati dal gummy smile, mediante l’intervento chirurgico oppure attraverso l’utilizzo della tossina botulinica.

La correzione chirurgica prevede il riposizionamento verso il basso della mucosa gengivale dell’arcata dentale superiore, fino ad arrivare in prossimità del colletto dentale. L’obiettivo è una ridotta e più naturale esposizione delle gengive superiori. Il risultato dell’intervento chirurgico terapeutico per l’eliminazione del sorriso gengivale è definitivo.

La tossina botulinica viene iniettata in alcuni punti della radice del naso e comporta un rilassamento dei muscoli elevatori del labbro superiore che causano il gummy smile. In questo modo si evita che la gengiva venga scoperta eccessivamente. Il risultato in questo caso ha una durata limitata, di circa 4-6 mesi. Dopo questo periodo sarà necessario sottoporsi ad un’altra seduta.

Paura del dentista - Studio dentistico associato Motta Jones Rossi - Milano centro

Paura del dentista

Chi non ha paura del dentista alzi la mano!

L’odontofobia – la classica paura del dentista – colpisce molti pazienti, non solo bambini, ed è ormai un disturbo ufficialmente riconosciuto dall’Organizzazione Mondiale della Sanità (OMS).

La seduta dentistica è spesso associata ad un momento di disagio. La maggior parte dei pazienti sa bene che l’impiego dell’anestesia consente di limitare il dolore e che l’utilizzo di strumenti all’avanguardia hanno ormai ridotto la durata degli interventi chirurgici odontoiatrici.

Eppure, nonostante questo, la fobia del dentista continua ad essere un problema persistente, che molto spesso aggrava i disturbi fisici del paziente.

Una persona che prova paura e ansia del dentista sicuramente non ci va volentieri, tenderà quindi a posticipare e a rimandare all’infinito la visita odontoiatrica, trascurando ad esempio i sintomi di una carie in stato avanzato.

Solo quando il problema diventerà conclamato e grave, con un dolore troppo forte o con la perdita dei denti, il paziente si recherà con fatica dal dentista e sarà costretto a subire interventi complicati che avrebbe potuto evitare semplicemente sottoponendosi a delle visite odontoiatriche periodiche di controllo e prevenzione.

Di conseguenza, gli interventi odontoiatrici sui pazienti che hanno paura del dentista naturalmente contribuiscono ad aumentare la fobia.

La paura del dentista. Sintomi e cause.

Spesso la paura del dentista può sfociare in una vera e propria fobia, con reazioni irrazionali e incontrollabili. L’oggetto del disagio di un paziente odontofobico è la figura del dentista e di tutto quello che lo circonda: gli strumenti, gli odori della sala, i rumori, le luci, ecc.

I sintomi di questa paura si manifestano sotto forma di ansia, tachicardia, tremore, rigidità muscolare, senso di soffocamento, attacchi di panico e in alcuni casi svenimento.

L’odontofobia non è solo la paura del dolore, ma richiama inconsciamente fobie ataviche, come la paura di non avere pieno controllo di sé, poiché la seduta dentistica presuppone la posizione supina mentre siamo letteralmente nelle mani di un’altra persona (il dentista appunto).

Inoltre, la bocca è una zona per così dire privata del nostro corpo, che appartiene alla nostra sfera emotiva.

La sedazione cosciente risolve la paura del dentista

Alcuni pazienti che si rivolgono allo studio dentistico associato, manifestano la fobia del dentista. Un rimedio per risolvere questo disagio è sicuramente l’impiego della sedazione cosciente con il protossido di azoto. Questa tecnica consente di mettere a proprio agio il paziente, che affronta l’intervento odontoiatrico in una condizione di relax e benessere, ma senza perdere coscienza e mantenendo un atteggiamento collaborativo con il medico dentista.

Il nostro lavoro non si limita a diagnosticare i problemi ai denti o alle gengive e ad individuare i trattamenti terapeutici per risolverli. L’obiettivo dello studio dentistico associato è anche e soprattutto quello di prendersi cura dei propri pazienti. Eliminando l’odontofobia ci preoccupiamo del benessere delle persone durante la seduta odontoiatrica. Vogliamo che il paziente viva l’esperienza di curare i propri denti in modo sereno e consapevole.

L’impiego della cosiddetta sedazione cosciente aiuta a risolvere il disagio che molti paziente provano durante le visite dentistiche.

Il protossido di azoto presenta determinate caratteristiche farmacologiche, che lo rendono efficace e privo di effetti collaterali:

  • Bassa solubilità ematica;
  • Non viene metabolizzato dall’organismo (sono sufficienti 3 minuti di ossigeno per eliminare circa il 97% di protossido di azoto dall’organismo);
  • È totalmente anallergico;
  • Potenzia l’effetto dell’anestesia locale;
  • Stabilizza i parametri (pressione arteriosa e saturazione di ossigeno).

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