Studio Motta Jones - Rossi - Associati - pulizia dei denti e detartrasi

Pulizia dei denti e detartrasi

La detartrasi è una prestazione odontoiatrica molto richiesta dai pazienti che si rivolgono allo Studio dentistico Motta Jones, Rossi e Associati. Detartrasi o ablazione del tartaro sono i termini tecnici per indicare la pulizia dei denti professionale: un’attività fondamentale, poiché è alla base del mantenimento della salute del cavo orale. Dona inoltre una sensazione di benessere, pulizia e freschezza all’interno della bocca.

Generalmente la detartrasi andrebbe effettuata ogni 6 mesi, ma questo dipende molto dal paziente. Ci sono pazienti che seguono scrupolosamente i nostri consigli sulla corretta e frequente igiene orale e che hanno quindi bisogno di una pulizia dei denti professionale anche annuale. E quei pazienti fortunati che presentano dei requisiti fisiologici per cui non hanno bisogno di una detartrasi frequente (in media una volta l’anno):

  • Hanno una dentatura che si autodeterge bene;
  • La loro saliva ha una composizione minerale ottimale.

QUALI SONO LE PATOLOGIE DEL CAVO ORALE CAUSATE DA UNA SCARSA PULIZIA DEI DENTI?

Le due patologie del cavo orale più diffuse sono la carie e la malattia parodontale, che come sappiamo può sfociare in quella che comunemente viene chiamata piorrea.

  • La carie è provocata dalla placca batterica, ossia dai batteri che vivono e proliferano nella bocca;
  • La malattia parodontale è provocata principalmente dal tartaro.

La prevenzione della carie e delle malattie parodontali passa attraverso una corretta igiene orale quotidiana attraverso un uso frequente di spazzolino e filo interdentale.

PERCHÈ È NECESSARIA LA PULIZIA DEI DENTI PROFESSIONALE?

Le ragioni principali che rendono necessaria la detartrasi sono:

  • Prevenire la formazione del tartaro e della carie;
  • Impedire l’insorgenza di patologie che possono compromettere la salute del paziente (in particolare cardiopatie e complicazioni del diabete). Generalmente molti pazienti adulti soffrono di una qualche forma di malattia parodontale (anche lieve, basti pensare a quante volte le gengive sanguinano durante lo spazzolamento dei denti). I batteri implicati nella gengivite possono influenzare significativamente la salute generale.

La detartrasi serve a rimuovere i depositi di placca e tartaro dai denti. Si tratta di accumuli naturali, ma una quantità eccessiva può provocare malattie dentali e gengivali.
Presso lo studio odontoiatrico Motta Jones, Rossi e Associati collaborano igienisti dentali professionisti che svolgono la detartrasi, utilizzando strumenti adeguati e fornendo consigli utili per mantenere la salute del cavo orale.
La placca è una sostanza di colore biancastro, formata da batteri che vivono e proliferano nella bocca e producono un acido che a lungo andare corrode lo smalto dei denti e le gengive. Grazie alla pulizia dei denti professionale e alla corretta e quotidiana igiene orale, è possibile prevenire la formazione del tartaro, che si forma appunto quando la placca non viene rimossa adeguatamente.

LE TECNICHE DI PULIZIA DEI DENTI PROFESSIONALE

Gli strumenti professionali impiegati per la detartrasi presso il nostro studio dentistico associato sono:

  • Gli ablatori dentistici a ultrasuoni, che combinano la vibrazione e il flusso d’acqua pressurizzata per rimuovere la placca;
  • Strumenti di precisione (raschiatori o curette), che vengono utilizzati per rimuovere i depositi di placca e lucidare la superficie dei denti;
  • La pasta abrasiva, impiegata per rimuovere le macchie di fumo e di caffè, i depositi di placca ed è utile nello sbiancamento dei denti (link interno SBIANCAMENTO DEI DENTI);
  • La luce laser.

I nostri igienisti dentali valutano la salute orale del paziente per stabilire la giusta tecnica di detartrasi.

PULIZIA DEI DENTI FAI DA TE. I NOSTRI CONSIGLI

Praticare una corretta e quotidiana igiene orale è fondamentale per mantenere la salute di denti e gengive e per prevenire la formazione del tartaro. Quando il tartaro si forma l’unico modo per eliminarlo è quello di sottoporsi alla detartrasi. Prima di arrivare a questo punto, però, è possibile prevenire il tartaro seguendo i nostri consigli:

  • Spazzolate regolarmente i denti dopo ogni pasto (o comunque almeno 2 volte al giorno) per circa 2 minuti;
  • Utilizzate uno spazzolino con setole morbide, che non sia aggressivo per le gengive;
  • Lo spazzolamento dei denti, per essere realmente efficace, deve includere anche le superfici più difficili da raggiungere (dietro i denti e sulla parte posteriore dei molari);
  • Sostituite lo spazzolino regolarmente, quando appare rovinato (di solito ogni 2 mesi);
  • Scegliete dentifrici non aggressivi;
  • Utilizzate regolarmente il filo interdentale, che molti pazienti dimenticano, ma che è in grado di eliminare circa il 40% di placca;
  • Utilizzate un collutorio antisettico e antibatterico senza alcol. Forse pochi pazienti sanno che l’alcol secca la bocca e, al contrario di quello che si crede, promuove la proliferazione batterica;
  • Spazzolate anche la lingua, poiché è una parte del cavo orale in cui si annidano i batteri ed è fondamentale pulirla tutti i giorni;
  • Possibilmente evitate di mangiare cibi troppo zuccherini, che rilasciano acidi nocivi per i denti;
  • Bevete molta acqua;
  • Non fumate, poiché il fumo è tra le maggiori cause di formazione del tartaro.

Incontri Culturali 2017: MegaGen Italia

 Il 18 novembre 2017, presso la Basilica di Sant’Ambrogio a Milano si terrà un incontro di approfondimento dal seguente titolo:
BASI BIOLOGICHE PER UNA CORRETTA PIANIFICAZIONE IMPLANTOPROTESICA: DAI MATERIALI ALLE TECNICHE.
Relatori dell’incontro saranno il Dr. Alessandro Rossi e il Dr. Luca Moscatelli

 

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Mega Gen 2017 - V.I.P. Event - Studio Dentistico Associato Motta Jones, Rossi

Mega Gen 2017 – V.I.P. Event – Studio Dentistico Associato Motta Jones, Rossi

V.I.P. Event – Berlino 2017

Da giovedì 9 a Sabato 11 novembre 2017, presso il Ramada Hotel di Berlino, in occasione dell’anniversario della caduta del muro, si terrà un seminario curato dal Dr. Alessandro Rossi e dal Dr. Alfonso Caiazzo.

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Studio Motta Jones - Rossi - Associati - impianti-dentali-stampati-3d- dentiera

Gli impianti dentali stampati In 3d che potrebbero cambiare la vita a chi porta la protesi o dentiera

Tutte le novità riguardo la ricerca e l’introduzione di nuovi materiali o tecniche nel settore medico-dentale, sono un interesse costante dei soci dello studio dentistico Motta Jones – Rossi e Associati, a Milano centro. Un argomento di grande attualità in altri settori differenti dall’odontoiatria è la cosiddetta stampa in 3D. Recentemente, in diversi centri di ricerca nel settore medicale, si sta testando la possibilità di applicare questo tipo di tecnologia per lo studio e la cura di diverse patologie che affliggono l’uomo. Un settore particolarmente promettente consiste nella ricostruzione dei tessuti duri e molli del corpo, impiegando biomateriali diversi dagli innesti di osso prelevato dal paziente o da altri donatori. Tali studi servono anche a valutare la possibilità di fissare protesi dentarie fisse o mobili (dentiera) con metodiche alternative rispetto all’implantologia dentale odierna. Aziende come Cadskills o Materialise si stanno focalizzando in modo significativo verso questa direzione con l’approccio che coniuga fortemente l’impiego delle più avanzate tecnologie informatiche con la cura dei pazienti.

IL PROBLEMA DELLA DENTIERA

La soluzione tradizionale per compensare la perdita di numerosi denti naturali, è la loro sostituzione tramite l’inserimento di protesi rimovibili, come la dentiera, nella bocca del paziente. Tali protesi sono realizzate con barre in metallo e/o placche in resina che supportano a loro volta i denti mancanti. La situazione più estrema è rappresentata dalla classica dentiera, che è di fatto una placca in resina che appoggia sulla gengiva e sui tessuti molli circostanti. Su questa placca sono montati i denti artificiali in resina, che mimano la posizione e la forma della dentatura naturale.
Come è facile capire, la dentiera e le altre tipologie di protesi rimovibili non hanno mai rappresentato la soluzione ottimale. Nel breve e nel medio periodo si evidenziano spesso diverse problematiche molto difficili da risolvere in modo definitivo:

  • L’irritazione e l’infiammazione della gengiva e dei tessuti molli circostanti, provocate dalla dentiera;
  • La difficoltà nella masticazione e nel linguaggio, un problema molto frequente riscontrato nei pazienti che portano la dentiera;
  • La mobilità della protesi (in particolare se si tratta di una dentiera completa);
  • Il disagio psicologico del paziente;
  • La difficoltà, per chi porta una dentiera, di mantenere un buon grado di igiene orale e le conseguenti infezioni del cavo orale.

A tal proposito, abbiamo già pubblicato un articolo interessante sull’argomento.

DENTIERA vs IMPLANTOLOGIA CONTEMPORANEA: VANTAGGI E LIMITI

Dove possibile, le attuali tecniche di implantologia dentale consentono di sostituire i denti persi e di riabilitare la masticazione in modo relativamente rapido ed efficace, scongiurando tutte le problematiche legate all’uso di protesi rimovibili come la dentiera. E ad oggi, sono numerosi i pazienti portatori di denti artificiali supportati da impianti dentali, che non sono più costretti a portare la dentiera. Va però sottolineato il fatto che esistono ancora parecchie situazioni dove le condizioni per l’inserimento degli impianti dentali non sono ideali. Infatti, affinché un impianto sia correttamente funzionante deve essere integrato completamente nel tessuto osseo che circonda l’impianto stesso. E, affinché ciò avvenga, è necessario attendere diversi mesi, altrimenti c’è il rischio che l’intervento di implantologia fallisca. Una volta che l’impianto è integrato, viene finalmente applicato il dente artificiale, in alternativa all’applicazione di protesi mobili come la dentiera.
Da quanto detto finora, è quindi chiaro che una condizione importante per poter inserire un impianto dentale è che ci sia osso a sufficienza lungo tutta la lunghezza e il perimetro dell’impianto. Nelle situazioni in cui vi sia carenza di tessuto osseo è necessario eseguire delle procedure di chirurgia rigenerativa ossea, ma si tratta di interventi delicati, complessi e costosi. Inoltre, i tempi riabilitativi complessivi vengono allungati in quanto è necessario attendere anche i tempi di guarigione dell’innesto osseo. Pertanto, diversi pazienti si trovano a dover rinunciare a riabilitare la propria masticazione con protesi fisse su impianti dentali rimanendo senza denti o portando delle protesi rimovibili (dentiera).

LA STAMPA 3D SARÀ IN GRADO DI RIVOLUZIONARE L’IMPLANTOLOGIA DENTALE ED ELIMINARE L’USO DELLA DENTIERA?

La tecnologia di stampa 3D è in continua evoluzione e non passa mese in cui non vengano introdotte delle novità interessanti, tecniche all’avanguardia che potrebbero definitivamente scongiurare l’uso della dentiera. La tecnica che ha attirato la nostra attenzione, e che si pone anche l’obiettivo di eliminare l’inserimento di protesi mobili come la dentiera, prende spunto da una vecchia metodica implantologica, che nel passato non ha avuto un grande seguito, a causa dei limiti e delle problematiche che presentava. Si tratta dei cosiddetti impianti sottoperiostei.

Quando ancora non esistevano le attuali tecnologie di modellazione CAD (Computer Aided Design), la progettazione e la realizzazione degli impianti sottoperiostei era estremamente complessa ed imprecisa. Inoltre, non esisteva ancora la tecnologia di stampa 3D e quindi non era possibile utilizzare il titanio. Al suo posto venivano utilizzate altre leghe, che però non avevano le stesse caratteristiche di biocompatibilità. È quindi facile comprendere come in passato l’uso della dentiera, o di altre protesi removibili, fosse considerato una soluzione facile e veloce, pur restando provvisoria e non ottimale.

GLI IMPIANTI SOTTOPERIOSTEI E L’ABBANDONO DELLA DENTIERA

A differenza degli impianti a vite in titanio, gli impianti sottoperiostei sono costituiti da una specie di telaio con flange in metallo, posizionate con apposite viti sulla superficie dell’osso mandibolare o mascellare. In determinati punti vengono collocati gli ancoraggi che serviranno a garantire la ritenzione della futura protesi dentale. Il dispositivo viene progettato al computer, estrapolando la ricostruzione tridimensionale dell’anatomia del paziente da una tomografia assiale computerizzata (TAC). Una volta eseguito il disegno completo dell’impianto si è pronti per inviare i dati e far realizzare il prodotto finito in titanio, tramite stampante 3D. Successivamente, l’impianto viene inviato al clinico, il quale pianificherà l’intervento chirurgico del caso.
In questo modo, sarebbe possibile ovviare a tutte quelle situazioni dove è necessario eseguire dei complessi interventi di rigenerazione dell’osso per creare le condizioni di inserimento di un impianto a vite.

Soft tissue augmentation with botiss mucoderm®

On the occasion of the annual meeting of the German Society of Implantology (DGI) in Hamburg on November 26, 2016, seven leading experts with both a strong scientific and clinical background in the field of dental soft tissue reconstruction met to review the current status of peri-implant and periodontal soft tissue management. The discussion focused particularly on the clinical application and experience with the collagen matrix called mucoderm®, published data and data in preparation, as well as the potential limitations of its use, including in comparison with autologous soft tissue grafts.

All fields of dental soft tissue management were discussed, such as recession coverage at teeth, peri-implant soft tissue thickening, broadening of the attached mucosa and socket management. The following experts were invited to the meeting: Prof. Dr. Dr. Adrian Kasaj (University of Mainz, Germany), PD Dr. Dr. Peer Kämmerer (University Medical Centre Rostock, Germany), Dr. Raluca Cosgarea (University of Cluij-Napocca, Romania and University of Marburg, Germany), Dr. Dominiki Chazopoulou (Queen Mary University of London, UK), Dr. Attila Horváth (Semmelweis University Budapest, Hungary), Dr. Alessandro Rossi (University of Milan, Italy) and Dr. Christian Schmitt (University of Erlangen, Germany).

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ISI PARTNER DAY: NUOVE TENDENZE IN ODONTOIATRIA

Il 27 ottobre presso l’Aula Merlini di Via Pace, 21 a Milano si svolgerà il congresso gratuito ma con iscrizione obbligatoria avente come tema:

Le nuove tendenze in Odontoiatria

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I dottori Jason Motta Jones, Alessandro Rossi e Luigi Tagliatesta soci attivi di IAO

I dottori Jason Motta Jones, Alessandro Rossi e Luigi Tagliatesta sono fra i soci attivi di IAO.

Fondata il 14 dicembre 2015, IAO nasce dalla confluenza di due forti Società Scientifiche, SICOI e SIO, che, sensibili all’evoluzione dell’attuale momento storico-culturale, hanno fatto propria la necessità di creare un’unica realtà scientifica, espressione moderna sia dei professionisti odontoiatri, che richiedono proposte culturali e formative di qualità e di contenuti mirati non sovrapposti a quelli già esistenti, sia delle aziende di settore, che vivono una particolare contrazione economica che si riflette anche sugli investimenti disponibili a supporto della Società Scientifiche.

Il Dr. Jason Motta Jones Vice presidente per il biennio 2017-2019

Il Dr. Jason Motta Jones,

per il biennio 2017-2019 ricoprirà la carica di Vice Presidente dell’International Piezoelectric Surgery Academy (IPA).

L’IPA è una Associazione Scientifica di discipline medico-chirurgiche e odontoiatriche. L’Academy ha lo scopo di favorire e diffondere l’evoluzione delle tecniche di chirurgia ossea e dei meccanismi di guarigione, per produrre protocolli operatori che aumentino l’efficacia terapeutica e riducano la morbilità del paziente.

Il Dr. Jason Motta Jones vice presidente di IPA per il biennio 2017-2019

Il Dr. Jason Motta Jones vice presidente di IPA per il biennio 2017-2019

Osteonecrosi mandibolare e farmaci bifosfonati: dettaglio osso - Studio dentistico associato in centro a Milano

L’osteonecrosi mandibolare ed i farmaci bifosfonati

I farmaci bifosfonati

I farmaci bifosfonati sono una categoria di farmaci in grado di inibire il riassorbimento osseo. La funzione dei bifosfonati è quella di bloccare la diminuzione della densità ossea promossa dagli osteoclasti (le cellule ossee che contribuiscono a riassorbire l’osso in vista del rimodellamento osseo fisiologico).

I bifosfonati sono largamente utilizzati per il trattamento preventivo e terapeutico di patologie ossee quali l’osteoporosi, l’osteite deformante, le metastasi ossee, il mieloma multiplo e altri disturbi fisici che possono determinare una fragilità ossea nel paziente.

I bifosfonati agiscono accumulandosi prevalentemente nelle sedi in cui è maggiore il rimodellamento osseo, determinando un’inibizione del riassorbimento dell’osso.

Un problema emergente di interesse medico multidisciplinare legato all’uso dei farmaci bifosfonati e che sta avendo una forte risonanza anche in campo odontoiatrico è quello dell’osteonecrosi delle ossa mascellari in particolari circostanze. Le attuali evidenze scientifiche non sostengono in modo chiaro l’esistenza di una correlazione diretta tra l’assunzione di farmaci bifosfonati e la comparsa della patologia. Vi sono però numerosi studi e rapporti epidemiologici che confermano invece l’esistenza di questo rapporto causa-effetto.

L’osteonecrosi mandibolare

L’osteonecrosi mandibolare è una patologia infettiva a carattere progressivo e solo recentemente associata alla terapia con farmaci bifosfonati. Attualmente non è ancora definito il quadro completo dei fattori di rischio che determinano questa patologia.

Relativamente all’uso dei bifosfonati, alcuni dati in letteratura scientifica li indicano come fattori patogenetici primari nell’insorgenza dell’osteonecrosi mandibolare a causa della loro alterata capacità di rimodellamento osseo.

L’osteonecrosi mandibolare è una patologia caratterizzata da due fasi:

  • La prima fase è prevalentemente asintomatica e non presenta alterazioni cliniche e radiografiche;
  • Nella fase avanzata della malattia il paziente può avvertire una sensazione di intorpidimento e bruciore della bocca.

Lo studio dentistico Motta Jones, Rossi e Associati è in grado di effettuare una diagnosi precoce di osteonecrosi mandibolare da bifosfonati, attraverso un attento esame della mucosa orale e un’indagine radiografica in grado di evidenziare alterazione ossee.

[image url=”/wp-content/uploads/2017/07/osteonecrosi-mandibolare-sezione-ossea-studio-dentistico-milano-centro.jpg” align=”right” shadow=”1″] L’osteonecrosi mandibolare è un disturbo che richiede un attento protocollo di prevenzione e terapeutico.

L’assunzione di bifosfonati è generalmente caratterizzata dalla necessità di un trattamento pluriennale. Probabilmente, è l’eccessiva quantità assunta ed il conseguente accumulo nel tessuto osseo – spesso inevitabile se si vogliono risolvere complicanze scheletriche importanti o ridurre metastasi ossee in pazienti affetti da patologia tumorale – a determinare questo nuovo disturbo.

In realtà, l’incidenza di osteonecrosi mandibolare non è elevata, anche se può variare dall’1,2% a 9,9% e chiaramente queste percentuali dipendono dalla dose di assunzione e dal tempo di trattamento con i farmaci bifosfonati. In genere, i pazienti considerati più a rischio sono quelli che hanno subito trattamenti per la cura delle patologie tumorali e che hanno assunto farmaci bifosfonati.

Quali sono i maggiori fattori di rischio che determinano osteonecrosi mandibolare?

I fattori di rischio legati all’osteonecrosi mandibolare sono:

  • Interventi di chirurgia orale (estrazione dentaria, implantologia);
  • Traumi del cavo orale;
  • La scarsa igiene orale;
  • Parodontopatie croniche;
  • L’età; generalmente i pazienti colpiti da osteonecrosi mandibolare sono di età superiore ai 40 anni;
  • Alcune condizioni fisiologiche, come la menopausa.
  • Malattie sistemiche come il diabete, l’obesità, l’insufficienza renale, l’anemia;
  • L’assunzione di terapie farmacologiche associate ai bisfosfonati (glucocorticoidi, ciclofosfamide, eritropoietina, ranitidina);
  • Il tabagismo.

La diagnosi di osteonecrosi mandibolare

[image url=”/wp-content/uploads/2017/07/osteonecrosi-mandibolare-confronto-osso-sano-osso-malato-studio-dentistico-milano-centro.jpg” align=”left” shadow=”1″] Il paziente affetto da osteonecrosi mandibolare presenta un’esposizione diretta di tessuto osseo non vitale, di colore bianco tendente al giallo, maleodorante e circondato da mucosa infiammata.

Molti dei pazienti che si rivolgono allo studio dentistico associato Motta Jones, Rossi, non hanno particolari sintomi. Un elemento fondamentale per una diagnosi precoce della patologia è sicuramente la sensazione di dolore che il paziente ci riferisce. Spesso, prima di arrivare alla vera e propria necrosi ossea, è possibile identificare sintomi tipici di un’infezione odontogena, tra cui:

  • Dolore;
  • Edema;
  • Ulcerazione delle mucose;
  • Mobilità dei denti.

Questi primi sintomi consentono ai medici dentisti che collaborano con il nostro studio odontoiatrico associato, di effettuare una diagnosi precoce.

La fase avanzata di osteonecrosi mandibolare presenta alcune caratteristiche inconfondibili, che in alcuni casi, se non trattate terapeuticamente in modo adeguato, possono contribuire ad aggravare il quadro sintomatologico:

  • Osteomielite suppurativa (infezioni e lesioni);
  • Fratture ossee;
  • Fistole cutanee;
  • Fistole orali e nasali.

L’impiego di radiografie, ci consente di effettuare una diagnosi dettagliata dell’osteonecrosi mandibolare. In particolare, in uno stadio avanzato della malattia si ha un aumento di infezione batterica e un incremento dei processi di demineralizzazione locale dell’osso, che causano appunto una condizione di fragilità ossea. Questi aspetti sono facilmente riconoscibili attraverso una radiografia.

I trattamenti terapeutici per la cura dell’osteonecrosi mandibolare

Nel caso in cui le condizioni di salute del paziente lo consentano, presso lo studio dentistico Motta Jones, Rossi e Associati ci occupiamo della gestione dell’osteonecrosi mandibolare attraverso due diverse strategie terapeutiche:

  • I pazienti che stanno assumendo bifosfonati da meno di 3 anni e che non presentano fattori di rischio clinici, vengono sottoposti ad interventi di chirurgia orale, parodontale e maxillofacciale;

I pazienti in terapia con bifosfonati da più di 3 anni generalmente praticano una sospensione della terapia per almeno 3 mesi prima di sottoporsi alla chirurgia orale. E se le condizioni di salute generale lo consentono, la sospensione terapeutica da bifosfonati può prolungarsi fino alla completa guarigione ossea.

Dentista: medico o artigiano? - Primo piano sala - Studio dentistico associato in centro a Milano

Il dentista: medico o artigiano?

Andiamo dal dentista per il mal di denti, le carie, le gengiviti, per rimpiazzare denti estratti e, ultimamente, su indicazione di osteopati, fisioterapisti e chinesiologi. I dentisti curano carie, gengive, mettono impianti, fanno corone e faccette (non le emoticon, ma sottilissime corone parziali in porcellana) esteticamente bellissime.

I pazienti, spesso personaggi famosi, esibiscono sorrisi smaglianti, dimostrazione dell’impegno di seri professionisti. Reality televisivi ci spingono a sottoporci a trattamenti anti-aging, denti compresi per recuperare il candido sorriso di quando eravamo ragazzini.

Queste sono terapie mediche o lavoro di estetisti, pur altamente specializzati? Ma soprattutto, estetica a parte, questi denti ringiovaniti svolgono sempre la loro funzione?

Il problema è che siamo “odontocentrici” e spesso non ci rendiamo conto che il dente è inserito in un contesto anatomico e funzionale tra i più complessi del nostro organismo. Il dentista, infatti, si è inventato una quantità di superspecializzazioni: conservativa, parodontologia, endodonzia, protesi fissa e mobile, chirurgia orale, implantologia, odontoiatria adesiva, pedodonzia, ortodonzia, gnatologia… Ognuno di noi coltiva il suo orticello spesso dimenticando che è parte di un insieme che si chiama apparato masticatorio costituito da ossa, denti, muscoli, legamenti e due articolazioni.

Un sistema complesso richiede una visione di insieme da parte del dentista

[image url=”/wp-content/uploads/2017/06/dentista-medico-artigiano-ragazza-con-sorriso-studio-dentistico-associato-milano-centro.jpg” align=”left”] Per essere precisi i muscoli mandibolari sono nove tra elevatori e abbassatori, anche la lingua viene mossa da nove muscoli e così fanno diciotto. Le articolazioni della mandibola sono due e sono le più mobili del nostro organismo. Le funzioni svolte dalla bocca sono tre: masticazione, deglutizione e fonazione. Tutte necessitano di coordinazione e fluidità di movimento. Come si intuisce un sistema così complesso richiede una visione di insieme e una valutazione dell’efficienza e dello stato di salute di tutte le sue componenti. Quindi, oltre che dentisti focalizzati sui denti e le relative strutture di sostegno, dobbiamo allargare i nostri orizzonti e diventare un po’ ortopedici e fisioterapisti occupandoci dei muscoli e delle articolazioni del distretto anatomico di nostra competenza.

Dobbiamo anche tenere presente che tutte le funzioni svolte dall’organo masticatorio implicano movimento senza contatto dentale, deglutizione a parte. Anche nel serramento e nel bruxismo si ha contatto diretto fra i denti, ma si tratta di parafunzioni che possono causare un grave sovraccarico funzionale, tanto da compromettere la qualità del sonno provocando frequenti risvegli, perché sono attività prevalentemente, anche se non esclusivamente, notturne. Queste considerazioni devono spingerci a valutare l’occlusione (la relazione spaziale fra le arcate dentarie) non come relazione statica, ma dinamica in cui i contatti fra i denti devono facilitare lo scorrimento e non creare vincoli meccanici ai movimenti mandibolari.

Il dentista come artigiano specializzato

La nostra professione è dominata dall’ossessione per i tecnicismi operativi che ci rendono più simili ad artigiani altamente specializzati che a medici. Come in tutta la medicina si dovrebbe iniziare la visita facendo domande al paziente, perché questo ci permette di scoprire cose che vanno oltre l’evidenza delle carie, delle tasche parodontali o delle malocclusioni. Qualche volta veniamo a sapere che il paziente soffre di cefalea ricorrente e dobbiamo essere capaci di fare una diagnosi differenziale fra una cefalea muscolo-tensiva, una cefalea a grappolo, un’emicrania o una fibromialgia. Questo perché anche secondo l’American Society of Orofacial Pain la cefalea muscolo-tensiva localizzata in zona frontale, parietale e periorbitale è molto spesso collegata a disturbi dell’articolazione temporo-mandibolare e, quindi, è di nostra competenza. Infatti l’80% dei pazienti affetti da problemi temporo-mandibolari soffre di cefalea contro il 20-23% del resto della popolazione.

Talvolta i pazienti sono totalmente asintomatici ed è possibile individuarli solo attraverso una palpazione delle articolazioni e dei muscoli masticatori riscontrando delle zone dolenti (punti grilletto). Questi ultimi pazienti sono i più “pericolosi” per il dentista, perché si tratta di persone il cui sistema è compensato, pertanto i sintomi non si manifestano durante lo svolgimento delle funzioni. Possono però entrare in crisi perdendo la capacità di compenso in seguito a una procedura odontoiatrica anche banale come una piccola otturazione, perciò è bene individuarli prima di avviare qualunque terapia.

Spesso risultano coinvolti anche i muscoli del collo, della nuca, delle spalle e anche la colonna vertebrale dorsale e lombare. In questi casi è facile vedere una correlazione fra disturbi dell’articolazione temporo-mandibolare e il resto del tronco, magari proprio un osteopata ha suggerito la visita odontoiatrica.

In altri casi, però, a patologie posturali, dolori lombari e cervicali non si associa un coinvolgimento delle articolazioni temporo-mandibolari e/o dei muscoli masticatori che risultano negativi alla palpazione e si può così escludere l’apparato stomatognatico come causa.

Esistono anche dei biotipi facciali che favoriscono l’insorgenza di disfunzioni alle articolazioni della mandibola: asimmetrie del viso con mandibola deviata lateralmente, retrusione mandibolare (persone con il mento e il labbro inferiore arretrati rispetto al labbro superiore) e visi con una crescita verticale eccessiva.

Una visita odontoiatrica approfondita

Da quanto enunciato si evince che una visita odontoiatrica deve comprendere di routine un’anamnesi per indagare disturbi alla colonna cervicale, cefalee, qualità del sonno, attività professionale, parafunzioni, abitudini viziate e posture scorrette oltre a un esame obiettivo che comprenda una valutazione delle articolazioni temporo-mandibolari e dei muscoli correlati.

La visita richiede più tempo, si devono imparare alcune manovre di analisi manuale, approfondire l’anamnesi senza fermarsi alla scheda compilata dal paziente in sala d’aspetto, ma sarà tutto tempo risparmiato per il futuro che non riserverà a noi e al paziente imprevisti spiacevoli nel corso o, peggio, alla fine di terapie, magari lunghe e complesse.