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Qual è il costo della radiografia ai denti?

Conoscere il costo della radiografia ai denti è una preoccupazione di molti quando si ha la necessità di effettuare esami e verifiche periodiche della propria dentatura. Effettuare radiografie ai denti è una manovra spesso indispensabile per poter eseguire una diagnosi corretta e pianificare le cure più idonee. Infatti, tramite una radiografia ben eseguita, è possibile vedere le strutture del corpo, altrimenti impossibili da visualizzare ad occhio nudo. Le radiografie vengono anche chiamate lastre. Questa denominazione ha una storia antica e risale a quando le prime radiografie erano fabbricate su supporto rappresentato da una vera e propria lastra in vetro su cui erano stratificati i materiali chimici necessari.

Oggi, quasi tutti gli esami radiografici vengono eseguiti tramite sensori che permettono la gestione e visualizzazione in formato digitale. I dentisti eseguono diverse tipologie di radiografie ed è importante mettere in conto che questo tipo di esame ha dei costi, sia economici che biologici.

IL COSTO DELLA RADIOGRAFIA AI DENTI VARIA IN BASE ALLA TIPOLOGIA

Le radiografie che vengono effettuate più comunemente dal dentista sono la radiografia panoramica delle arcate dentali e la radiografia endorale o periapicale. La radiografia panoramica o ortopantomografia permette di visualizzare tutta la bocca del paziente ed anche diverse strutture ossee limitrofe. Come dice il termine stesso, offre una panoramica della condizione orale del paziente, ma non consente di scendere nei particolari. Con l’ortopantomografia è possibile eseguire diagnosi di patologie di dimensioni consistenti.

Per poter visualizzare problematiche più localizzate e di dimensioni più ridotte è necessario eseguire le radiografie endorali o periapicali. In questo tipo di esame si visualizzano lesioni di dimensioni più ridotte come piccoli granulomi, carie di piccole o medie dimensioni, piccoli ascessi. Altre tipologie più specifiche di radiografie come la teleradiografia e la tomografia assiale computerizzata (TAC) vengono utilizzate per scopi ortodontici o chirurgici.

FATTORI CHE INFLUISCONO SUL COSTO DELLA RADIOGRAFIA AI DENTI

I costi di un esame radiografico sono essenzialmente di due tipi: costi biologici e costi economici. Il costo biologico è legato al potenziale danno che i raggi X possono provocare ai tessuti. Il costo economico è invece legato al costo delle apparecchiature ed al loro funzionamento. I vantaggi delle attuali apparecchiature radiografiche digitali sono la comodità, la precisione e la necessità di usare una dose minore di raggi X. Il loro costo d’acquisto e di manutenzione, però, supera di gran lunga quello dei sistemi radiografici di una volta. La buona notizia per il paziente è che nonostante quanto appena descritto, il costo economico delle radiografie al paziente non è aumentato in maniera proporzionale. Inoltre, il prezzo dell’esame può variare sensibilmente anche in base al tipo di studio dove si esegue l’esame, se è privato oppure in convenzione ed in base alla complessità delle problematiche dentali.

Differenze tra i vari tipi di radiografie ai denti.

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Per comprendere la variabilità del costo della radiografia ai denti, si devono tenere in considerazione alcune specifiche caratteristiche degli esami. Le radiografie endorali si possono realizzare con macchinari diversi a seconda del tipo di tecnologia che lo studio dentistico ha deciso di adottare. Si tratta comunque di sistemi che hanno dei costi di diverse migliaia di euro. Le radiografie che si ottengono sono rappresentate da un file digitale e permettono di visualizzare 3 o 4 denti con un’emissione minima di radiazioni. La radiografia viene acquisita da un sensore e viene visualizzata tramite computer su un monitor. L’opportuna elaborazione consente anche di vedere dettagli che prima era impensabile visualizzare. Per le ortopantomografie e le TAC si utilizzano macchinari di ultima generazione che forniscono immagini digitali di precisione elevata. Le TAC che fanno uso di tecnologia Cone Beam consentono anche una ricostruzione in 3D della struttura che si vuole esaminare.

PERCHÉ NON SI PUÒ PREVENTIVARE CON CERTEZZA IL COSTO DELLA RADIOGRAFIA AI DENTI

Lo studio dentistico non è un centro radiologico e le lastre e le radiografie di vario tipo sono effettuate in funzione delle terapie stabilite dal dentista di uno studio per ciascun paziente. In generale, lo studio dentistico non può “vendere” l’esame diagnostico ed il relativo referto. È infatti obbligatorio che il referto sia eseguito da uno specialista radiologo. Presso gli studi dentistici di solito non è presente la figura professionale del radiologo, per questa ragione non è possibile stimare in anticipo dei costi “di massima” per questo esame.

QUANDO È NECESSARIO ESEGUIRE UNA RADIOGRAFIA AI DENTI?

Solitamente, si ricorre alla radiografia ai denti:

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  • in presenza di una malattia del seno mascellare;
  • in caso di carie;
  • in presenza di inclusione dentale;
  • in caso di sialolitiasi;
  • in presenza di un granuloma apicale;
  • in presenza di anomalie facciali;
  • quando vi è una carie primaria di grandi dimensioni;
  • in caso di denti soprannumerari;
  • se il paziente ha delle fratture della mandibola;
  • per una valutazione delle condizioni del cavo orale, prima di un intervento chirurgico;
  • per eseguire dei controlli periodici nel tempo.
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Come curare le afte della bocca: ecco le cause e i rimedi comuni

Chi soffre di stomatite aftosa ricorrente cerca spesso informazioni su come curare le afte della bocca. La patologia che porta alla frequente comparsa di afte all’interno del cavo orale è molto fastidiosa al punto, in alcuni casi, da rendere difficoltoso anche mangiare. Sebbene non si tratti di una malattia grave, quasi tutti ne hanno sofferto almeno una volta nella vita. Conoscere le cause ed i rimedi principali potrà aiutare a ridurre il verificarsi del problema e ad accelerarne la soluzione.

COSA SONO LE AFTE?

Per comprendere come curare le afte della bocca risulta utile innanzi tutto capire cosa sono e come riconoscerle. Si tratta di ulcere di piccole dimensioni che compaiono a livello superficiale sui tessuti molli della mucosa orale. Alcune parti della bocca dove si presentano comunemente sono:

  • all’interno delle guance,
  • nelle labbra,
  • sulla lingua,
  • alla base delle gengive.

 

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Le afte somigliano a delle bolle ed hanno una forma tondeggiante. All’inizio possono essere solo delle piccole puntine e poi crescono di dimensioni. Solitamente hanno una circonferenza di massimo 3 o 4 millimetri. Il colore delle afte è bianco giallastro e sono circondate da un alone rosso. Nella maggior parte dei casi queste bolle guariscono da sole in una settimana circa.

PRINCIPALI CAUSE DELLE AFTE DELLA BOCCA

La medicina non è ancora in grado di stabilire con esattezza quali siano le cause della comparsa delle afte nel cavo orale. Si è registrata, però, una coincidenza del manifestarsi della patologia in concomitanza con altri problemi. Alcuni fattori scatenanti sembrerebbero essere:

  • la febbre;
  • l’abbassamento delle difese immunitarie;
  • la cattiva nutrizione;
  • le allergie e le intolleranze alimentari;
  • la mancanza di ferro o vitamine;
  • traumi subiti a livello locale, ad esempio in un periodo in cui si effettuano particolari cure dei denti;
  • periodi di forte stress e stanchezza;
  • alterazioni ormonali.

SINTOMI DELLA STOMATITE AFTOSA: ECCO COME RICONOSCERE LE AFTE

Se avete ormai chiaro come curare le afte della bocca perché ne soffrite con ricorrenza, è importante non confonderle con altri problemi del cavo orale. Alcuni sintomi aiutano a riconoscerle facilmente e a distinguerle da patologie differenti. Solitamente, prima ancora che compaia la bolla, si avverte sul tessuto molle una sensazione di bruciore. In seguito si forma l’ulcera che fa male soprattutto al contatto con cibo, posate o altro. Dopo qualche giorno dai primi sintomi e prima della scomparsa dell’afta, il dolore è presente anche se non si tocca la parte interessata. Quando le bolle si trovano dietro la lingua, sul pavimento della bocca e dove ci sono inserzioni muscolari, possono causare un’alterazione della motilità della lingua e difficoltà a deglutire. Può anche capitare che la stomatite aftosa porti ad un gonfiore dei linfonodi laterocervicali. A differenza delle vesciche causate dall’herpes, le afte non sono contagiose.

COME CURARE LE AFTE DELLA BOCCA DA SOLI

Come per la maggior parte delle patologie e dei problemi del cavo orale, una corretta igiene orale ed uno stile di vita sano possono aiutare a prevenire l’insorgenza del problema. Non esistono, però, terapie specifiche che garantiscano a chi soffre di stomatite aftosa di prevenire la ricomparsa delle afte. Per alleviare e curare la patologia, si ricorre a terapie topiche. Le più comuni consistono nell’applicazione a livello locale di gel o pomate lenitivi e talvolta contenenti principi antibiotici.

Curare le afte della bocca con rimedi naturali

Ci sono diversi rimedi naturali che vengono utilizzati per attenuare il fastidio ed agevolare la guarigione delle afte. Tra i più comuni ed efficaci ci sono:

  • l’assunzione di fermenti lattici, utili nei casi in cui la comparsa di afte sia conseguente a squilibri intestinali;
  • applicazione di aloe vera, nota per le proprietà lenitive, rinfrescanti e rigeneranti;
  • applicazione di propoli, nota per le proprietà anestetiche ed antinfiammatorie;
  • applicazione di ghiaccio;
  • assunzione di liquirizia da tenere in bocca per sfruttarne le proprietà antinfiammatorie;
  • applicazione di argilla verde, nota per le proprietà antinfiammatorie e purificanti.
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Bruxismo: ricostruire i denti per rimediare ai danni del digrignamento

Per chi soffre di bruxismo, ricostruire i denti può essere una delle soluzioni estreme in caso non si riesca ad arrestare il problema per tempo. La patologia che fa serrare la mandibola con eccessiva forza e digrignare i denti, soprattutto durante la notte, porta diverse conseguenze alla salute. Una delle più evidenti è il fatto che lo smalto dentale si consuma eccessivamente, fino alla comparsa di fratture ai denti. Il digrignamento è un’azione involontaria e di solito il paziente non si accorge di avere tale problema finché non si manifestano problemi ai denti. Esistono però altri sintomi che, se indagati per tempo, possono permettere a chi ne è affetto di intervenire prima che i denti subiscano danni seri.

Bruxismo - Studio Motta Jones, Rossi & Associati

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CONSEGUENZE DEL BRUXISMO: QUANDO RICOSTRUIRE I DENTI?

Con il tempo, digrignare i denti può portare conseguenze gravi alla loro salute. Il continuo sfregamento dei denti è ciò che provoca i danni allo smalto. Poiché in tal modo la dentina rimane esposta, si avvertirà anche l’aumento della sensibilità dentale al caldo e al freddo.

Quando si serra la mandibola con molta forza durante il sonno, se i denti sono già molto consumati, si possono inoltre verificare delle piccole fratture. I dentisti ricorrono alla ricostruzione quando lo smalto dentale del paziente ha ormai subito gravi danni. Grazie alla ricostruzione, si recupera la funzionalità dei denti e si ottiene un miglioramento estetico.

SOLUZIONI AI DANNI DEL BRUXISMO PER RICOSTRUIRE I DENTI

Per rimediare ai danni dello smalto dentale causati dal bruxismo è necessario ricorrere alle protesi dentarie. Le più utilizzate in caso di danni meno gravi sono le faccette dentali e gli intarsi. Grazie a questi, si ripristinano la forma e la colorazione naturale della dentatura. In alternativa, si può effettuare una ricostruzione con resina composita, inserita direttamente sui denti, modellandone la forma e indurendola per mezzo di una particolare luce. Utilizzare un bite o delle mascherine a seguito della ricostruzione diventa indispensabile per evitare danni alle protesi.

Cause e sintomi del bruxismo

Esistono diversi fattori riconosciuti come possibili cause del digrignamento dei denti, come:

  • disturbi del sonno,
  • malocclusione dentale,
  • stress,
  • assunzione di alcuni farmaci,
  • malattie neurologiche,
  • uso di droghe,
  • consumo eccessivo di alcolici.

Alcuni segnali non andrebbero trascurati perché possono indicare al paziente di essere affetto da questa patologia. Quando si digrignano i denti ci si sveglia tendenzialmente con i muscoli della faccia indolenziti. I denti che hanno subito l’abrasione dello smalto presentano in genere un colore giallastro e sono più corti della norma. L’erosione della parte distale, infatti, degenera in un progressivo rimpicciolimento dei denti. Anche i dolori alla cervicale ed i mal di testa frequenti al risveglio possono indicare che si soffre di bruxismo. Inoltre, chi digrigna i denti può avere problemi ad aprire completamente la bocca e a deglutire.

PREVENIRE I DANNI DEL BRUXISMO E LA RICOSTRUZIONE DEI DENTI

Se il bruxismo viene diagnosticato in tempo, è possibile salvaguardare la salute dei denti del paziente grazie all’uso del bite. Questa mascherina, realizzata sulle impronte dentali, impedisce alle arcate di entrare in contatto tra di loro quando si serra la bocca. Con il bite è possibile evitare l’usura dello smalto ed alleviare la tensione muscolare, migliorando anche la qualità del sonno del paziente. Questi apparecchi in gomma dura o morbida ricalcano la dentatura e si devono indossare durante tutta la notte.

Bite - Studio Motta Jones, Rossi & Associati

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È utile, inoltre, provare a migliorare il proprio stile di vita per evitare lo stress che porta a digrignare i denti e correggere l’eventuale malocclusione.

Candidosi Orale - Studio Motta Jones, Rossi & Associati

Le principali cause della candidosi orale

La candidosi orale viene chiamata anche mughetto orale. Consiste in un’infezione micotica causata dalla Candida Albicans. Questa tipologia di fungo appartiene alla famiglia dei Saccaromiceti ed è presente normalmente nella bocca, in una concentrazione tollerabile ed innocua. La sua funzione, infatti, è quella di facilitare la digestione degli zuccheri. In alcune particolari condizioni, però, la micosi può proliferare e dare luogo ad un’infezione. La maggior parte dei fattori che causa l’insorgere del mughetto orale sono innanzi tutto responsabili di un abbassamento delle difese immunitarie. Come conseguenza, insorge l’infezione nella bocca.

CANDIDOSI ORALE: NEONATI E BAMBINI I SOGGETTI PIÙ A RISCHIO

Ad essere maggiormente colpiti da questa malattia sono i neonati, soprattutto in caso di parto prematuro. Il sistema immunitario dei neonati prematuri, infatti, non è ancora perfettamente sviluppato e può essere meno efficiente della norma. Il fastidio causato da tale infezione nei bambini impedisce un’alimentazione regolare. Il rifiuto del latte può essere un primo sintomo del problema. In tal caso si può verificare se ci sono placche bianche nella bocca. In caso affermativo, ci si deve rivolgere ad uno specialista per curare il bambino e permettergli di riprendere a mangiare normalmente. Le verifiche ed eventuali cure andranno fatte anche sulla mamma poiché, in caso di allattamento, il fungo si trova in genere anche sul capezzolo materno.

Altre cause del mughetto orale

I neonati ed i bambini non sono gli unici soggetti a rischio di micosi della bocca. La Candida Albicans provoca infezioni, ad esempio, in concomitanza con:

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  • un forte raffreddore o l’influenza,
  • una gastroenterite,
  • un’infezione batterica, come congiuntivite o gengivite.

Chi soffre di una malattia virale, inoltre, ha le difese immunitarie più basse della norma ed è un soggetto a rischio di mughetto orale. L’utilizzo di alcuni farmaci come gli antibiotici per periodi di tempo prolungati è un’altra causa di riduzione delle difese immunitarie. Chi è sottoposto a determinate cure farmaceutiche, quindi, può avere maggiore facilità a contrarre questa malattia. Le cure antibiotiche spesso debellano tutti i batteri, compresi quelli che svolgono una funzione positiva come alcuni batteri presenti nella flora intestinale.

Inoltre, assumere droghe, soffrire di diabete, avere contratto il virus dell’HIV, sono altri fattori che possono contribuire alla comparsa dell’infezione da Candida Albicans.

LA CANDIDOSI ORALE È CONTAGIOSA?

Se si viene a contatto con la saliva di chi ha questa infezione in corso, si può rimanere contagiati. Il contatto con la mucosa della bocca o del naso e con la saliva può avvenire prevalentemente attraverso il bacio o durante la poppata tra la mamma ed il lattante. Anche la condivisione delle posate con cui si mangia può portare al contagio della Candida Albicans. Se si è diagnosticata la presenza di questa infezione, è molto importante evitare questo tipo di contatti e, nel caso dell’allattamento, seguire precise indicazioni fornite dal medico.

SINTOMI DELLA CANDIDOSI ORALE

Riconoscere la candidosi è abbastanza facile grazie ai sintomi tipici avvertiti dal paziente. Il nome mughetto orale deriva proprio dalla pellicola biancastra che compare, in genere, sulla lingua di chi ne soffre. Talvolta il mughetto, insieme a delle placche, può comparire anche sul palato. Altri segni comunemente associati all’infezione sono:

  • leggero fastidio e pizzicore diffuso nel cavo orale,
  • bruciore molto intenso nella bocca,
  • sapori alterati e sgradevoli,
  • arrossamento intenso, dovuto all’erosione provocata dal fungo.

CURA DELLA CANDIDOSI ORALE

La candidosi orale non deve essere trascurata, poiché rischia di diffondersi in altre parti del corpo o di cronicizzarsi. Difficilmente passa da sola ed è necessario rivolgersi ad uno specialista per individuare immediatamente la cura giusta.

Candidosi Orale - Studio Motta Jones, Rossi & Associati

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La terapia più comune si basa sulla prescrizione di farmaci antimicotici che solitamente riescono ad  eliminare il problema in pochi giorni. Tra i farmaci più utilizzatici sono quelli a base di nistatina e miconazolo, i primi sono più indicati per gli adulti, gli altri per i bambini.

Altri rimedi per la candidosi orale

Per facilitare e velocizzare la guarigione dalla malattia, si possono assumere alcuni integratori insieme ai farmaci antimicotici prescritti dallo specialista. Spesso è il medico stesso a suggerire i prodotti più idonei al paziente. Nella maggior parte dei casi si consiglia di integrare la terapia con  dei fermenti lattici, per almeno 15 giorni. I fermenti aiutano la flora batterica a proliferare e a tornare attiva al fine di debellare i miceti patogeni della candidosi. I fermenti lattici si possono assumere, oltre che come integratori preconfezionati, mangiando dello yogurt.

Per attenuare il fastidio alla bocca, invece, si consigliano degli sciacqui con acqua insieme alla camomilla, oppure alla malva o al bicarbonato.

COME PREVENIRE LA CANDIDOSI ORALE

I soggetti a rischio di candidosi alla bocca devono fare particolare attenzione alla prevenzione. Le raccomandazioni principali per evitare l’insorgere del problema sono:

  • curare attentamente l’igiene orale quotidiana;
  • utilizzare spazzolini da denti puliti e sostituirli periodicamente o sostituire le spazzole in caso di dispositivo elettrico,
  • effettuare regolarmente i controlli dal dentista e l’ablazione del tartaro.

Chi soffre di diabete dovrà curarsi per mantenere la glicemia nei livelli standard indicati dal medico. Questa misura di prevenzione contribuirà ad evitare le recidive di infezione alla bocca da Candida Albicans.

Parodontite e Alzheimer - Studio Motta Jones, Rossi & Associati

La possibile correlazione tra la parodontite ed il morbo di Alzheimer

La medicina si interroga da tempo sulla possibile associazione esistente tra parodontite e morbo di Alzheimer. Il morbo di Alzheimer si sviluppa tramite un complicato processo su base infiammatoria cronica, che dipende da più fattori e la perdita dei denti dovuta all’infiammazione cronica parodontale risulta associata in modo significativo al rischio di sviluppare tale malattia neurologica.

Nei pazienti affetti da Alzheimer e al contempo da malattia parodontale si riscontra una maggiore gravità ed un declino più rapido delle capacità cognitive. Nell’ottica di questa correlazione, risulta chiara l’importanza della cura costante della propria salute orale. La salute dei denti, infatti, è una delle condizioni fondamentali per il benessere fisico e mentale di ogni persona. Se si soffre con frequenza di sanguinamento delle gengive, è fondamentale prenotare una visita da un parodontologo. Questa pratica permetterà di curare i denti senza ricorrere ad un intervento chirurgico e di ridurre il rischio di infarto, ictus e Alzheimer.

COME LA PARODONTITE INFLUISCE SUL MORBO DI ALZHEIMER

L’origine dell’Alzheimer sembrerebbe associata all’accumulo di grovigli neurofibrillari e di placche amiloidi nel cervello. La causa della malattia, però, non è ancora appurata con certezza. Nei giovani l’Alzheimer ha chiare basi genetiche, mentre negli anziani esistono vari fattori che potrebbero determinare un’infiammazione del tessuto cerebrale. Le infezioni periferiche e lo stress ossidativo, ad esempio, giocano un ruolo importante nell’insorgenza del morbo.

Parodontite e Alzheimer - Studio Motta Jones, Rossi & Associati

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È risaputo che la parodontite è associata a diverse patologie infiammatorie e per questo motivo si presuppone che possa influire anche sulla degenerazione cerebrale. Questo avverrebbe attraverso l’infiammazione prodotta dai batteri parodonto-patogeni. Una possibile spiegazione è che la parodontite liberi nel sangue mediatori pro-infiammatori che riescono a superare la barriera emato-encefalica. Questi stimolano la produzione di radicali liberi e citochine pro-infiammatorie da parte delle cellule nervose. Tale fenomeno determinerebbe un progressivo danneggiamento delle strutture nervose.

Parodontite e Alzheimer - Studio Motta Jones, Rossi & Associati

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COME L’ALZHEIMER INFLUISCE SULLA PARODONTITE

Se da una parte si studia una possibile incidenza della malattia parodontale sullo sviluppo del morbo di Alzheimer, è senz’atro interessante valutare il rapporto tra le due dal punto di vista opposto.

Il morbo di Alzheimer, infatti, allo stesso modo condiziona e favorisce fortemente l’insorgere della malattia parodontale. I pazienti colpiti dall’Alzheimer che non sono in grado di provvedere autonomamente alla propria igiene orale tendono, dunque, a sviluppare più facilmente la parodontite. Nei malati di Alzheimer si assiste ad una progressiva perdita delle funzioni motorie, per cui la quotidiana ed accurata pulizia dei denti risulta spesso compromessa.

Alzheimer, definizione e sintomi

Chi vuole conoscere il possibile nesso tra la parodontite ed il morbo di Alzheimer, forse è interessato a comprendere meglio cos’è quest’ultimo e come si manifesta. Il nome della malattia deriva da quello dello psichiatra che l’ha scoperta nel 1906. È un morbo a carattere neurodegenerativo, caratterizzato da:

  • progressivo declino cognitivo,
  • perdita di memoria,
  • perdita di facoltà mentali.

La conclusione inevitabile è il decesso del paziente. Questo morbo rappresenta la causa più frequente di demenza negli anziani.

Spesso i primi sintomi della malattia vengono confusi con quelli del fisiologico invecchiamento o sono attribuiti allo stress. In una fase avanzata, invece, sopraggiungono la difficoltà nel linguaggio, nella lettura e nella scrittura, fino alla perdita di ogni forma di autosufficienza.

La correlazione tra Alzheimer e altre malattie

Oltre al legame tra parodontite e morbo di Alzheimer esiste una correlazione tra quest’ultimo ed altre malattie, studiata dalla medicina. Sono associati al declino cognitivo anche:

  • l’ipertensione,
  • il diabete mellito,
  • la depressione,
  • l’iperlipidemia,
  • le patologie croniche renali,
  • l’infarto cardiaco,

le lesioni traumatiche cerebrali.

Ponte Dentale - Studio Motta Jones, Rossi & Associati

Quando scegliere il ponte dentale per sostituire un dente mancante

Il ponte dentale e l’impianto dentale sono due procedure praticate frequentemente per sostituire i denti mancanti all’interno del cavo orale. La prima non risulta particolarmente complessa, ma è fondamentale sottoporsi a tutte le visite e le indagini diagnostiche di routine prima di optare per tale procedura. Grazie all’installazione di un ponte si impedisce agli altri denti di disallinearsi causando ulteriori problemi al paziente. Il ponte può durare dai 5 ai 15 anni, soprattutto in base all’esperienza ed all’abilità di chi lo realizza. Per questa ragione, è molto importante rivolgersi ad uno studio dentistico competente e di fiducia. Anche il paziente al quale è stato impiantato un ponte deve porre la massima attenzione nell’igiene dentale quotidiana, al fine di preservarlo e farlo durare più a lungo.

COME È FATTO IL PONTE DENTALE

Ponte Dentale - Studio Motta Jones, Rossi & Associati

Ponte Dentale – Studio Motta Jones, Rossi & Associati

Il ponte generalmente si compone di 3 elementi:

  • due pilastri, ovvero i due denti adiacenti a quello mancante,
  • l’elemento di unione tra i due pilastri, che forma il ponte.

Questo impianto può essere fisso, anche detto “protesi parziale fissa”, oppure mobile. Tendenzialmente l’impianto mobile viene realizzato per rimediare provvisoriamente al problema, in attesa di soluzioni più stabili. Il ponte può anche essere sostenuto da una combinazione di impianti dentali e denti naturali o solo da impianti.

Si ricorre al ponte Cantilever quando ci sono denti solamente da un lato del dente mancante. In tal caso il ponte prevede uno o più pilastri da una parte, mentre non ha sostegno dall’altra.

Il Maryland invece è un ponte adesivo che viene attaccato ai denti adiacenti a quello mancante, senza necessità di eseguire una limatura. Ha minore resistenza nel tempo ed è controindicato nelle zone della bocca dove la masticazione è più intensa.

Ponte Dentale - Studio Motta Jones, Rossi & Associati

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COME SI REALIZZA IL PONTE DENTALE

Quando si è diagnosticata la necessità di installare un ponte alla dentatura di un paziente, si procede attraverso le seguenti fasi:

  • si prendono le impronte dentali e si inviano al laboratorio che si occupa di realizzare il ponte provvisorio;
  • si analizzano e identificano i denti che dovranno fungere da pilastri;
  • si procede con un’adeguata preparazione dei pilastri, tramite una limatura che li renda due monconi;
  • i due denti vengono in seguito ricoperti da capsule, per creare la base di sostegno del ponte dentale;
  • si prende l’impronta dentale definitiva che viene mandata all’odontotecnico per la predisposizione del lavoro finale.

Quando il ponte è pronto, si effettua un periodo di prova per verificarne sul paziente la precisione ed il comfort. Anche il colore dell’impianto deve essere il più possibile simile a quello dei denti. Conclusa la prova, il ponte viene cementato in maniera tale da evitare infiltrazioni.

Materiali del ponte dentale

Le corone del ponte dentale vengono realizzate in materiali di vario tipo, come ad esempio la ceramica o la zirconio-ceramica e la porcellana. La ceramica è quella che permette di produrre impianti di colore più naturale e simile ai denti. Inoltre, il disilicato di litio è un materiale moderno utilizzato per realizzare ponti dentali di spessore molto sottile. Il vantaggio dell’utilizzo di questo materiale è che i denti possono essere limati molto meno di un tempo.

La terminazione delle corone realizzate attualmente è nascosta nella gengiva in modo talmente efficace da sembrare che i denti nascano naturalmente dalla gengiva.

DIFFERENZA TRA PONTE DENTALE ED IMPIANTO DENTALE

Con la procedura dell’impianto dentale si inserisce nell’osso mascellare o nell’osso mandibolare una radice in titanio che sostiene il nuovo dente impiantato. Attualmente si propende per gli interventi di implantologia dentale per risolvere il problema dei denti mancanti. Il ponte però può ancora risultare l’opzione migliore quando:

  • il paziente non desidera sottoporsi ad un intervento chirurgico;
  • i denti adiacenti a quello mancante manifestano già alterazioni della forma o del colore, quindi limarli e coprirli diverrebbe un vantaggio;
  • l’osso che dovrebbe fare da sostegno all’impianto dentale non è sufficiente e andrebbe rigenerato.

L’impianto dentale può essere realizzato in vari tipi di materiali come il ponte. Oggi si prediligono delle nuove leghe in titanio zirconia per ottenere superfici più sottili. Il vantaggio dell’impianto dentale è che non danneggia i denti tramite la limatura e, in caso sia necessario rifare una corona, non si deve ricostruire tutto il ponte.

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Sigaretta elettronica: ecco i benefici per chi vuole smettere di fumare

Sono molte le persone che ogni anno provano ad utilizzare la sigaretta elettronica per smettere di fumare le sigarette tradizionali. I nostri pazienti ci manifestano spesso il desiderio di trovare alternative alle sigarette, perché il fumo macchia i denti, oltre a nuocere alla salute. La pulizia e lo sbiancamento dei denti gialli possono risolvere questo problema sono temporaneamente. In questi casi eseguiamo anche l’applicazione di un getto di acqua e bicarbonato in polvere detto Airflow. Talvolta suggeriamo anche di indossare delle mascherine in silicone a casa, durante la notte, per aumentare i risultati nei giorni successivi allo sbiancamento professionale.

Il problema delle denti gialli in ogni caso si ripresenterà se si continua a fumare. Una domanda che ci pongono in molti è se anche le sigarette elettroniche macchino lo smalto dentale. Se si vuole provare ad utilizzare questo dispositivo, è importante conoscere i suoi effetti sulla salute orale.

COME FUNZIONA LA SIGARETTA ELETTRONICA?

Quando si fuma la sigaretta elettronica si inala un vapore prodotto dal riscaldamento a 200° di una soluzione liquida. Tale liquido passa attraverso una cartuccia e contiene tre componenti:

  • diluenti,
  • aromi di vari tipi,
  • nicotina
Sigaretta Elettronica - Studio Dentistico Motta Jones, Rossi & Associati

Sigaretta Elettronica – Studio Dentistico Motta Jones, Rossi & Associati

I componenti chimici presenti nella soluzione liquida sono in quantità minore rispetto a quelli che si trovano nelle sigarette tradizionali. La presenza di nicotina, però, può inibire la produzione di saliva e causare l’accumulo di batteri nella bocca. Ad oggi, molti dispositivi elettronici per fumare permettono di regolare anche la quantità di nicotina da inalare. In tal senso queste sigarette rappresentano un aiuto per chi vuole smettere di fumare.

SIGARETTA ELETTRONICA E MACCHIE SUI DENTI

La diffusione delle sigarette elettroniche è stata notevole dal 2005. Medici e ricercatori dibattono tutt’ora sulle conseguenze dell’utilizzo di tali dispositivi per la salute. Nelle sigarette elettroniche non è presente il catrame. Per questo motivo la sostituzione di quelle tradizionali con questi dispositivi riduce i danni alla salute portati dal fumo. Non sono state però ancora effettuate ricerche scientifiche che possano attestare con certezza che le sigarette elettroniche non macchino in alcun modo i denti. È possibile che alcuni liquidi utilizzati nel vaporizzatore, nel tempo e con l’utilizzo frequente, ingialliscano la superficie dei denti.

La soluzione migliore per la salute e che porta risultati migliori per i denti resta sempre quella di smettere di fumare e di effettuare lo sbiancamento dal dentista.

Perché il fumo macchia i denti

La nicotina ed il catrame contenuti all’interno delle sigarette tradizionali sono gli elementi responsabili dell’effetto ingiallente sui denti.

Le macchie sullo smalto non sono l’unica conseguenza del fumo sui denti, infatti questo aumenta anche la formazione di tartaro. Una quantità maggiore di placca e tartaro sulla dentatura facilita ulteriormente l’adesione delle sostanze pigmentanti che provengono dalla combustione delle sigarette. La nicotina danneggia inoltre i denti perché ne riduce la densità ossea e mina concretamente la salute del tessuto osseo in cui sono allocati denti.

La nicotina contenuta nel tabacco provoca i denti gialli attraverso più metodi di assunzione:

  • fumare sigarette, sigari e pipa;
  • masticare chewing-gum alla nicotina;
  • masticare tabacco.

PERCHÉ CHI FUMA LA SIGARETTA ELETTRONICA HA I DENTI GIALLI?

La colorazione naturale della dentatura varia da persona a persona. I fattori che incidono sul colore dei denti sono:

  • il colore della dentina,
  • le caratteristiche genetiche,
  • lo spessore dello smalto.
Sigaretta Elettronica - Studio Dentistico Motta Jones, Rossi & Associati

Sigaretta Elettronica – Studio Dentistico Motta Jones, Rossi & Associati

Oltre alla colorazione naturale, la dentatura di ciascuno ha una differente tendenza ad ingiallire col passare degli anni che, oltre al fumo, può dipendere:

  • dall’alimentazione;
  • dalla scarsa o inadeguata igiene orale;
  • dall’assunzione di alcuni farmaci;
  • dall’assottigliamento dello smalto dovuto all’età.

Anche se si fumano le sigarette elettroniche, quindi, le macchie ai denti potrebbero non dipendere da questa abitudine.

secchezza delle fauci - Studio Motta Jones Rossi & Associati

Cause e rimedi della secchezza delle fauci e della scarsa salivazione

Quando si avverte la sensazione di “bocca secca” ovvero di secchezza delle fauci si soffre di quella che in medicina è conosciuta come xerostomia. La xerostomia può degenerare anche in iposcialia. Si tratta in ogni caso di problemi legati alla scarsa salivazione.

La saliva è un elemento di grande importanza per il nostro organismo. Svolge funzioni basilari di protezione della salute del cavo orale. Nella saliva sono presenti enzimi come lipasi e alfa-amilasi, i quali contribuiscono attivamente alla digestione. Questo elemento, inoltre, lubrifica la bocca, protegge i denti e le mucose e favorisce la fonazione. La saliva contrasta anche l’azione di germi e batteri perché contiene perossidasi, immunoglobuline di tipo A e lisozima.

PRINCIPALI CAUSE DELLA SECCHEZZA DELLE FAUCI O “BOCCA SECCA”

L’iposcialiasi si può verificare a causa di fattori di diverso genere. Alcuni dei fattori scatenanti più frequenti sono:

  • febbre e episodi di disidratazione;
  • ostruzioni nasali che costringano alla respirazione con la bocca;
  • assunzione di farmaci neurolettici o antistaminici;
  • tabagismo;
  • consumo eccessivo di alcol;
  • periodi di forte stress;
  • ansia;
  • diabete;
  • sclerosi multipla a placche;
  • morbo di Parkinson;
  • Alzheimer;
  • sindrome di Sjogrens;
  • patologie autoimmuni;
  • tumori;
  • diabete;
  • radioterapia e chemioterapia;
  • scialodochiti;
  • scialolitiasi.

Queste cause portano alla disfunzione delle ghiandole salivari maggiori, responsabili della secrezione salivare. Quando la secchezza della bocca si accompagna ad un aumento della sudorazione e alla magrezza eccessiva, questa può essere segnale d’allarme dell’ipertiroidismo.

SINTOMI E DIAGNOSI DELLA SECCHEZZA DELLE FAUCI

Uno dei sintomi più frequenti di xerostomia e iposcialia è che si sente la bocca pastosa e secca. Nei casi gravi si può arrivare ad avere difficoltà ad assumere cibo e a parlare. Quando si ha la bocca secca, inoltre, si beve spesso e non ci si sente mai realmente dissetati. Altri tipici sintomi sono:

  • alitosi,
  • percezione alterata dei sapori,
  • difficoltà nella masticazione,
  • difficoltà nella deglutizione,
  • gola secca,
  • bruciore alla lingua.

Il dentista può effettuare una diagnosi della iposcialia attraverso un esame della presenza di:

  • mucose atrofiche;
  • candidosi;
  • carie diffuse;
  • infezioni

RIMEDI PER LA XEROSTOMIA

Quando si presenta il problema della bocca secca è molto importante rivolgersi al dentista per la corretta diagnosi della xerostomia e dell’iposcialia. Il medico procederà con una verifica accurata della funzionalità delle ghiandole salivari maggiori. Stabilita la causa e individuato il comportamento scatenante della malattia, verrà indicato come evitarlo e, in alcuni casi, verranno prescritti dei farmaci. Solitamente i dentisti prescrivono medicinali che favoriscono la secrezione salivare, per accelerare il processo di guarigione.

Idratarsi e bere molta acqua contribuisce ad alleviare la sensazione di bocca secca, indipendentemente dalla causa. Sono molto importanti anche:

  • l’assunzione di sali minerali,
  • la corretta igiene del cavo orale,
  • l’assunzione di frutta e verdura,
  • umidificazione degli ambienti in cui soggiorna.

È utile risciacquare la bocca con un collutorio specifico e applicare umettanti artificiali in spray.

secchezza delle fauci - Studio Motta Jones Rossi & Associati

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Come prevenire il problema della xerostomia

Chi soffre frequentemente di episodi di bocca secca e scarsa salivazione, può fare particolare attenzione ad evitare alcuni comportamenti che favoriscono tale disfunzione. Alcune abitudini viziate da evitare per diminuire le possibilità di comparsa della malattia sono:

  • il fumo,
  • la respirazione con la bocca aperta anziché con il naso,
  • la scarsa assunzione di liquidi,
  • l’eccessiva assunzione di alcool.

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Dalla diagnosi alla protesi - Studio Motta Rossi

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