Endodonzia

L’endodonzia e i trattamenti terapeutici dell’endodonto

L’endodonzia è una branca dell’odontoiatria che si occupa della diagnosi e dei trattamenti terapeutici dei problemi legati all’endodonto. L’endodonto è la cavità presente all’interno del dente, costituita dalla polpa dentaria e dal canale radicolare. Lo studio dentistico Motta Jones, Rossi e Associati pratica trattamenti ai problemi legati all’endodonto, allo scopo di curare i denti danneggiati a causa di carie o traumi. Questa branca dell’odontoiatria prevede degli interventi odontoiatrici ambulatoriali minimamente invasivi. Il trattamento endodontico si rende necessario quando la polpa del dente presenta un’infiammazione. Le cause di un’infezione alla polpa dentaria (nota anche come nervo del dente) che richiedono una terapia endodontica sono tendenzialmente:

  • una carie profonda e a uno stadio avanzato;
  • un trattamento odontoiatrico inadeguato;
  • diverse tipologie di trauma che provocano fratture del dente.
Endodonzia - Studio Motta Jones, Rossi & Associati

Endodonzia – Studio Motta Jones, Rossi & Associati

L’endodonzia in caso di polpa dentale danneggiata

La polpa del dente è un tessuto molle costituito da arterie, vene, terminazioni nervose e cellule connettivali. Questa ha due funzioni diverse, in base all’età del paziente:

  • nel paziente in età di sviluppo, forma la struttura portante calcificata del dente (dentina);
  • nel paziente adulto, è più assottigliata e ha funzioni meno primarie, come la percezione e la sensibilità al freddo e l’idratazione della dentina.

Una carie dentaria non curata provoca la decalcificazione e la distruzione progressiva dei tessuti duri del dente. L’azione di microrganismi presenti nella placca batterica ingrandisce la cavità prodotta dalla carie, fino a quando l’infezione non raggiunge la polpa, causando necrosi e perdita del dente. La polpa dentaria così danneggiata provoca ripercussioni acute, dolorose e spesso croniche, sui tessuti circostanti.

Il trattamento endodontico o terapia canalare è una terapia che consente in questi casi di mantenere il dente danneggiato, evitandone l’estrazione e optando per la devitalizzazione.

Quali sono disturbi e sintomi che portano ai trattamenti di endodonzia

Uno dei sintomi più rilevanti di una carie profonda, che può danneggiare la polpa del dente, è l’eccessiva sensibilità al freddo o al caldo. Non si tratta di un sintomo che riguarda solo i danni provocati dalla carie, ma è associabile anche ad altri disturbi. Alcuni esempi sono la scopertura dei colletti gengivali causata da una malattia parodontale, dal bruxismo, dal trauma da spazzolamento. Alcuni sintomi comuni dei disturbi endodontici sono:

  • il dolore acuto localizzato, che si può estendere anche alle parti vicine alla zona interessata;
  • la sensibilità prolungata al caldo o al freddo del dente danneggiato;
  • il dolore durante la masticazione o quando il dente viene toccato e stimolato;
  • la pigmentazione del dente;
  • il gonfiore della gengiva.

La diagnosi dei disturbi dentali tramite l’endodonzia

Quando l’eccessiva sensibilità del dente è accompagnata da dolore e gonfiore localizzati, che persistono anche dopo lo stimolo, si è in presenza di una carie dentaria in fase avanzata. Le conseguenze di questa infezione, se non curata tempestivamente e in modo efficace, provocano la cosiddetta pulpite. A seguito di questa infiammazione progressiva, acuta e dolorosa della polpa del dente sarà inevitabile la necrosi dello stesso.

Lo studio dentistico Motta Jones, Rossi e Associati si avvale di strumenti endodontici tecnologicamente avanzati per la diagnosi e la terapia dei problemi dei denti:

  • binocoli operatori ingranditori microchirurgici. Grazie alla capacità di ingrandire la visuale rendono possibili interventi come la ricostruzione di fratture radicolari e l’utilizzo di fili di sutura di diametro molto piccolo;
  • rilevatori apicali computerizzati per la corretta identificazione delle lunghezze delle radici dentarie;
  • micromotori endodontici dedicati e strumenti in Nickel-Titanio per la sagomatura dei canali radicolari.

Le cure e i trattamenti dell’endodonzia

La terapia endodontica può consistere nell’intervento di devitalizzazione del dente. Il trattamento endodontico prevede la rimozione della polpa dentaria infiammata e infetta. Si può provvedere alla sostituzione del dente con un’otturazione permanente in guttaperca (una macromolecola di origine vegetale) e cemento canalare. Presso lo studio dentistico Motta Jones, Rossi e Associati pratichiamo adeguati trattamenti di endodonzia dopo aver effettuato la detersione e la sagomatura dei canali radicolari. L’obiettivo è quello di consentire al dente danneggiato di riprendere a svolgere le sue funzioni, rimuovendo l’infezione. La nostra esperienza nel settore odontoiatrico ci consente di affermare che la percentuale di successo di un trattamento endodontico è molto elevata. È di grande importanza effettuarlo sotto isolamento con la diga di gomma.

Le fasi operative dell’intervento di endodonzia

Per quanto riguarda gli interventi di endodonzia, lo studio dentistico Motta Jones, Rossi e Associati prevede le seguenti fasi operative:

  • l’impiego dell’anestesia locale per eliminare il dolore durante il trattamento;
  • la rimozione della carie dentaria;
  • l’isolamento del campo operatorio mediante la cosiddetta diga di gomma, costituita da un foglio di lattice di gomma che isola il dente da curare. In tal modo si evitano abrasioni, lesioni delle gengive e ingestioni accidentali di strumenti canalari;
  • l’apertura della camera pulpare;
  • la rimozione della polpa dentale infetta;
  • l’impiego di ipoclorito di sodio, un potente disinfettante usato come irrigante endocanalare;
  • la detersione e la sagomatura dei canali radicolari mediante ipoclorito di sodio e acido etilendiamminotetraacetico;
  • l’otturazione canalare mediante bio-materiali antibatterici, guttaperca e cemento canalare;
  • la ricostruzione della corona del dente, nei casi in cui è molto danneggiata;
  • il controllo radiografico del dente trattato a fine intervento.

Il post intervento di endodonzia e l’importanza della prevenzione

Dopo l’intervento di endodonzia alcuni pazienti avvertono un indolenzimento della parte trattata, che può essere facilmente alleviato con un farmaco analgesico. I medici endodontisti che collaborano presso il nostro Studio consigliano in questi casi alcuni accorgimenti per evitare ricadute e migliorare i tempi di completa guarigione:

  • evitare di masticare con il dente trattato, fino a quando non è completamente riabilitato;
  • mantenere una corretta igiene orale quotidiana, per evitare ulteriori infezioni.

È possibile tutelare la salute dei denti e diagnosticare un’eventuale carie da curare prima che comporti un danno irreversibile attraverso visite dentistiche periodiche. Consigliamo ai pazienti che si affidano allo studio dentistico Motta Jones, Rossi e Associati di effettuare controlli con una frequenza di 1 o 2 volte l’anno, anche in assenza di particolari sintomi o fastidi.

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Il 24 Maggio 2019 a Rio de Janeiro dalle 14:00 alle 16:00, il Dott. Alessandro Rossi terrà un workshop dal titolo:

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Apparecchio trasparente: la soluzione migliore per il riallineamento dei denti

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L’importanza della detartrasi e della corretta pulizia dei denti

La detartrasi è una prestazione odontoiatrica molto richiesta dai pazienti che si rivolgono allo Studio dentistico Motta Jones, Rossi e Associati. Questa pratica viene anche chiamata ablazione del tartaro e consiste nella pulizia professionale dei denti. Si tratta di un’attività alla base del mantenimento della salute del cavo orale, che dona anche una sensazione di benessere e freschezza all’interno della bocca.

L’ablazione del tartaro andrebbe effettuata ogni 6 mesi ma la periodicità può variare in base al paziente. Se ad esempio si seguono scrupolosamente le indicazioni del dentista sulla corretta e frequente igiene orale può risultare sufficiente una pulizia dentale professionale anche una volta all’anno. Ci sono pazienti che presentano dei requisiti fisiologici per cui non hanno bisogno di una detartrasi frequente perché:

  • hanno una dentatura che si autodeterge bene;
  • la loro saliva ha una composizione minerale ottimale.

PERCHÈ È NECESSARIA LA DETARTRASI?

La placca è una sostanza di colore biancastro, formata da batteri che si trovano nella bocca. Questi producono un acido che col tempo corrode lo smalto dei denti e le gengive e provocano la formazione del tartaro. Grazie alla pulizia dentale professionale e alla corretta igiene orale quotidiana, è possibile prevenire la formazione del tartaro. Le ragioni principali che rendono necessaria la detartrasi sono:

  • prevenire la formazione del tartaro e della carie;
  • impedire l’insorgenza di patologie che possono compromettere la salute del paziente (in particolare cardiopatie e complicazioni del diabete).

La detartrasi serve a rimuovere i depositi di placca e tartaro dai denti. Si tratta di accumuli naturali, ma una quantità eccessiva può provocare malattie dentali e gengivali. Presso lo studio odontoiatrico Motta Jones, Rossi e Associati collaborano igienisti dentali professionisti che svolgono la detartrasi.

LE TECNICHE DI DETARTRASI E PULIZIA DEI DENTI PROFESSIONALE

Quando la formazione del tartaro è già avvenuta, l’unico modo per eliminarlo è quello di sottoporsi alla detartrasi. Gli strumenti professionali impiegati per l’ablazione del tartaro presso il nostro studio dentistico associato sono:

  • gli ablatori dentistici a ultrasuoni, che combinano la vibrazione e il flusso d’acqua pressurizzata per rimuovere la placca;
  • strumenti di precisione (raschiatori o curette), che vengono utilizzati per rimuovere i depositi di placca e lucidare la superficie dei denti;
  • la pasta abrasiva, impiegata per rimuovere le macchie di fumo e di caffè, i depositi di placca ed è utile nello sbiancamento dei denti;
  • la luce laser.

I nostri igienisti dentali valutano la salute orale del paziente per stabilire la giusta tecnica di detartrasi da applicare.

detartrasi ablazione tartaro - Studio Motta Jones, Rossi & Associati

detartrasi ablazione tartaro – Studio Motta Jones, Rossi & Associati

LA DETARTRASI FA MALE?

Il motivo per cui alcuni pazienti tendono a rimandare l’appuntamento annuale con l’ablazione del tartaro è che temono sia dolorosa. Nella maggior parte dei casi, quando le gengive sono sane, durante il procedimento di detartrasi si avverte solo la vibrazione provocata dall’ablatore. Questo strumento serve appunto a rimuovere la placca e il tartaro. Se non ci sono grossi accumuli di tartaro sui denti, in genere si sente soltanto un leggero fastidio. Questa è una ragione in più per non rimandare la pulizia dentale professionale. Se invece la rimozione del tartaro eseguita presso lo studio dentistico non provoca alcun tipo di sensazione, potrebbe essere il segnale del fatto che non viene eseguita correttamente. Per non dover ripetere l’operazione ed evitare di causare danni a denti e gengive, è opportuno rivolgersi a professionisti qualificati.

PREVENIRE PLACCA E TARTARO CON LA CORRETTA IGIENE DENTALE

Praticare una corretta igiene orale quotidiana è fondamentale per mantenere la salute di denti e gengive e prevenire la formazione del tartaro. Ecco come eseguirla:

  • spazzolare i denti dopo ogni pasto per circa 2 minuti, comprese le superfici più difficili da raggiungere (dietro i denti e sulla parte posteriore dei molari);
  • utilizzare uno spazzolino con setole morbide, non aggressivo sulle gengive;
  • sostituire lo spazzolino quando appare rovinato (ogni 2 mesi);
  • scegliere dentifrici non aggressivi;
  • utilizzare il filo interdentale, che è in grado di eliminare circa il 40% di placca;
detartrasi ablazione tartaro - Studio Motta Jones, Rossi & Associati

detartrasi ablazione tartaro – Studio Motta Jones, Rossi & Associati

  • utilizzare un collutorio antisettico e antibatterico senza alcol. L’alcol infatti secca la bocca e promuove la proliferazione batterica;
  • spazzolare la lingua, poiché vi si annidano molti batteri;
  • evitare di mangiare cibi troppo zuccherini, che rilasciano acidi nocivi per i denti;
  • bere molta acqua;
  • evitare il fumo che è tra le maggiori cause di formazione del tartaro.

DETARTRASI E PULIZIA DEI DENTI: QUALI PATOLOGIE DEL CAVO ORALE PREVENGONO?

Se non si provvede ad una corretta pulizia dei denti e alla periodica detartrasi si può incorrere nella comparsa di patologie dei denti. Le due patologie del cavo orale più diffuse sono la carie e la malattia parodontale, che può sfociare in quella che comunemente viene chiamata piorrea. La carie è provocata dalla placca batterica, ossia dai batteri che vivono e proliferano nella bocca. La malattia parodontale è provocata principalmente dal tartaro. La prevenzione della carie e delle malattie parodontali passa attraverso una corretta igiene orale quotidiana tramite un uso frequente di spazzolino e filo interdentale.

Apnea notturna

Apnea notturna: sintomi, rischi e rimedi

La sindrome dell’apnea notturna: di cosa si tratta? Vediamo rischi, sintomi e rimedi

Il fenomeno dell’apnea notturna è piuttosto frequente e può riguardare bambini e adulti. Come si può facilmente intuire dal nome, le apnee notturne causano l’interruzione o il rallentamento eccessivo della respirazione durante il sonno. L’interruzione può durare da qualche secondo a pochi minuti e verificarsi una o più volte a notte. In casi gravi, si può trattare anche di oltre 30 interruzioni in un’ora. Quando si è svegli l’aria fluisce nei polmoni grazie al sostegno dei muscoli del collo che tengono aperte le vie respiratorie. Questi muscoli mentre si dorme si rilassano causando un lieve restringimento delle vie respiratorie, senza per questo impedire all’aria di entrare e uscire. Se si soffre della sindrome delle apnee notturne, invece il passaggio può trovare un’ostruzione.

Come si fa a sapere se si soffre di apnea notturna?

Durante l’apnea notturna generalmente si passa da una fase di sonno profondo ad un’altra di sonno leggero. In seguito, la respirazione torna ad essere regolare, qualche volta accompagnata dal forte russare. Statisticamente, gli uomini sono più a rischio delle donne per quanto riguarda questa patologia ma il “diretto interessato”, in genere, non ha modo di accorgersi di essere affetto dalla sindrome. Per chi vive da solo l’unico segnale di cui può rendersi conto è la sonnolenza ripetuta durante il giorno, ma spesso si finisce per attribuirla ad altri fattori. Normalmente sono le persone che dormono insieme al paziente oppure chi lo osserva e ascolta durante il sonno, come nel caso di un bambino, ad accorgersi dei sintomi. Non esistono esami del sangue che possano diagnosticare questa sindrome, quindi è importante valutare insieme al medico i “segnali” durante un periodo di osservazione.

Alcuni sintomi della sindrome delle apnee notturne

Apnea Notturna - Studio Motta Jones, Rossi & Associati

Apnea Notturna – Studio Motta Jones, Rossi & Associati

Alcuni dei sintomi “campanello d’allarme” più comuni sono al contempo delle conseguenze fastidiose di questa patologia come:

  • mal di testa frequenti la mattina;
  • problemi di memoria, apprendimento e concentrazione;
  • irritabilità, depressione, sbalzi d’umore;
  • necessità di alzarsi frequentemente la notte per urinare;
  • sensazione di bocca asciutta o mal di gola al risveglio.

Durante la visita medica presso il proprio dentista di fiducia si potrà riferire l’eventuale presenza di questi problemi. Uno dei sintomi più frequenti delle apnee notturne è il continuo e forte russare che, se interrotto da pause, è seguito da un ansimare o boccheggiare. Il russamento di solito è più forte quando si dorme supini. Russare però non significa necessariamente soffrire di apnee notturne.

Esami per chi soffre di apnee notturne

Per valutare se si hanno apnee durante la notte insieme al medico:

  • si esamineranno gli eventuali precedenti di apnea in famiglia;
  • si verificherà la presenza di gonfiori o ingrossamenti dei tessuti nella bocca, nel naso e nella gola;
  • si misurerà la frequenza cardiaca poiché la cattiva qualità del sonno di chi soffre di apnea notturna può causare il rilascio degli ormoni dello stress che la fanno aumentare.

Di fronte alla possibile diagnosi di questa sindrome si può effettuare anche la polisonnografia in ospedale o in una clinica specializzata. Oppure si può ricorrere ad un monitor portatile a domicilio, per registrare attività cerebrale, movimenti oculari, battito cardiaco e pressione.

Le diverse tipologie dell’apnea notturna

A seconda di come si verificano le apnee notturne durante il sonno, sono state classificate due tipologie:

  • si parla di apnea ostruttiva se le vie respiratorie si ostruiscono oppure collassano e l’aria che attraversa l’ostruzione provoca forte russamento. È particolarmente frequente nelle persone in sovrappeso e nei bambini con tonsille ingrossate;
  • meno frequente l’apnea centrale, causata dalla mancanza di “invio” dei segnali corretti da parte della zona del cervello che controlla la respirazione ai muscoli che partecipano alla sua attivazione. Questa è diffusa ad esempio tra chi fa uso continuo di certe tipologie di farmaci.

Le cause dell’apnea notturna

Le vie respiratorie di chi soffre di apnea notturna restano del tutto o parzialmente ostruite perché:

  • i muscoli del collo e la lingua si rilassano troppo;
  • la lingua e le tonsille sono di dimensioni eccessive rispetto all’ampiezza delle vie respiratorie;
  • l’adipe in eccesso di un soggetto in sovrappeso può far ispessire le pareti della trachea;
  • la particolare struttura ossea di testa e collo provoca il restringimento delle vie respiratorie;
  • l’età avanzata del paziente causa una diminuzione della capacità degli impulsi nervosi di mantenere rigidi i muscoli del collo durante il sonno.

Quali rischi corre chi soffre di apnea notturna?

L’apnea notturna può alterare il metabolismo contribuendo alla possibilità di andare incontro ad obesità e diabete. Se le vie respiratorie sono parzialmente o totalmente occluse durante il sonno, i polmoni non ricevono la quantità d’aria necessaria. Quindi si può verificare anche un abbassamento repentino del livello di ossigeno nel sangue. Il cervello inizierà a “disturbare” il sonno per cercare di irrigidire i muscoli delle vie aeree superiori e di tenere aperta la trachea. Ne può derivare un aumento della frequenza cardiaca, aritmie o anomalie del battito fino all’insufficienza cardiaca e conseguente rischio di ipertensione, infarto, ictus. La mancanza di sonno può portare ad incidenti sul lavoro o alla guida di veicoli.

La cura dell’apnea notturna

Nella maggior parte dei casi, per eliminare il fenomeno delle apnee notturne si consiglia innanzitutto di modificare alcune cattive abitudini e lo stile di vita. Alcuni esempi sono:

  • abolire il fumo;
  • ridurre il consumo di alcol e sostituire i farmaci che provocano sonnolenza;
  • dimagrire in caso di sovrappeso;
  • abituarsi a prendere sonno stando sdraiati su un fianco invece che supini, anche con l’aiuto di cuscini;
  • ricorrere a spray nasali o farmaci contro le allergie, per migliorare la respirazione.

Il dentista o l’ortodontista possono realizzare un apparecchio su misura per rimettere in posizione mandibola e lingua. Questi nei casi di apnea lieve terranno aperte le vie respiratorie mentre si dorme. Esiste anche la possibilità di ricorrere ad un intervento chirurgico per allargare le vie respiratorie, rimuovendo o restringendo i tessuti in eccesso nella cavità orale, oppure risistemando la mandibola. La rimozione delle tonsille può risultare idonea nei bambini in cui queste ostacolano la respirazione.

Apnea Notturna - Studio Motta Jones, Rossi & Associati

Apnea Notturna – Studio Motta Jones, Rossi & Associati

Come funziona il ventilatore a pressione positiva continua (CPAP)?

Quando i principali accorgimenti non bastano a risolvere il problema, la terapia più comune è quella con il ventilatore a pressione positiva continua (CPAP). Questa viene sempre suggerita prima di giungere alla decisione di ricorrere all’intervento chirurgico. Il ventilatore a pressione positiva continua crea una lieve pressione d’aria per tenere aperte le vie respiratorie mentre si dorme. Questo ventilatore deve essere regolato le prime volte dal personale qualificato. Il flusso d’aria dell’apparecchiatura viene modificato in base alle necessità del paziente.

Tasche parodontali e tasche gengivali

Tasche parodontali e tasche gengivali: vediamo di cosa si tratta e come si curano

La definizione di tasche parodontali si riferisce alle tasche che si formano quando la profondità del solco gengivale aumenta. Il solco gengivale è un canale stretto e poco profondo che si trova ai lati del dente. In condizioni normali quindi, il tessuto osseo e quello della gengiva si adattano perfettamente attorno ai denti. In presenza della malattia parodontale, invece, l’estensione dell’infiammazione in profondità determina la distruzione ossea e la formazione delle tasche gengivali. Queste ultime divengono sempre più profonde, rendendo disponibile un più ampio spazio per la crescita dei batteri che si accumulano ed avanzano in profondità. In tal modo l’igiene orale domiciliare e professionale non sono più sufficienti a rimuovere i batteri. In casi più gravi la parte di osso danneggiata è tale da dover ricorrere all’estrazione dentale.

Principali cause delle tasche parodontali

Il deposito di placca è la causa principale di questo fenomeno. Se la placca non viene rimossa regolarmente provoca la distruzione dell’epitelio sulcare, il quale per difendersi si sposta più in basso. I batteri provocano solitamente gengiviti, i cui sintomi sono sanguinamenti gengivali. Quando si annidano nella tasca dentale producono tossine che distruggono gli osteoblasti, cellule responsabili della riproduzione dell’osso. Uno dei sintomi di questo stadio della malattia è la mobilità dei denti. Altre cause del formarsi di una tasca dentale possono essere:

  • il fumo,
  • lo stress,
  • la gravidanza,
  • gli squilibri ormonali,
  • le terapie farmacologiche,
  • la carenza di vitamina C e K.

Risulta evidente quindi che la prevenzione è fondamentale per diminuire drasticamente la possibilità che insorga questo problema. Una corretta pulizia dei denti è l’arma migliore per non incorrere nella formazione di tasche gengivali.

Placca batterica - Studio Motta Jones, Rossi & Associati

Placca batterica – Studio Motta Jones, Rossi & Associati

Come si cura la patologia delle tasche parodontali

Vediamo cosa fare in presenza di una tasca parodontale. Il primo passo è recarsi presso uno studio dentistico per una diagnosi corretta:

  • il paziente affetto da malattia parodontale viene sottoposto ad una visita specialistica, che si articola in un esame clinico e radiografico. Questi servono a valutare le condizioni dei tessuti di sostegno del dente necessarie per formulare una diagnosi. Il “sondaggio parodontale” si effettua inserendo una sonda millimetrata tra il dente ed il margine gengivale;
  • completata la visita, viene programmata la cosiddetta fase di terapia causale per il paziente, preposta all’eliminazione di placca e tartaro sopra e sotto gengivale. Si cercherà anche di ottimizzare il metodo da applicare per l’igiene orale domiciliare;
  • attraverso una seconda visita di valutazione si esaminano le condizioni cliniche dei tessuti parodontali ed una eventuale terapia chirurgica. Questa è finalizzata all’eliminazione della tasca gengivale e della placca sotto gengivale e alla ricostruzione dei tessuti parodontali distrutti.
Tasche parodontali e tasche gengivali - Studio Motta Jones, Rossi & Associati

Tasche parodontali e tasche gengivali – Studio Motta Jones, Rossi & Associati

Tipologie di interventi per la cura delle tasche parodontali

Esistono due tipologie di interventi chirurgici per ridurre la profondità della tasca gengivale:

  • il primo tipo di intervento consiste nel riportare la gengiva accostata all’osso per ristabilire i rapporti fisiologici. Il medico discosta i tessuti gengivali per rimuovere i batteri e leviga le superfici ossee alterate dalla malattia;
  • il secondo tipo di intervento permette di recuperare parte del danno rigenerando l’osso e il tessuto gengivale andati perduti ed eliminando la tasca dentale. Il medico procede discostando i tessuti gengivali per rimuove i batteri. In seguito può ricorrere all’applicazione di membrane, innesti di osso o proteine che stimolano i tessuti per aumentare la loro capacità di rigenerarsi.

Benefici dell’intervento di rimozione delle tasche parodontali

È molto importante ridurre la profondità della tasca parodontale ed eliminare i batteri presenti per prevenire il danno causato dalla progressione della malattia parodontale. La sola eliminazione dei batteri potrebbe non essere sufficiente a prevenire la ricomparsa della malattia.

La pulizia di una tasca gengivale profonda risulta più difficile, pertanto è fondamentale ridurne le dimensioni. La riduzione della profondità della tasca parodontale aumenta le probabilità di mantenere i denti sani. Questa naturalmente va associata alle corrette procedure di igiene orale domiciliare e professionale. In tal modo diminuirà il rischio di gravi problemi di salute correlati con la malattia parodontale.

Come prevenire il problema delle tasche parodontali

I primi sintomi della presenza di tasche gengivali sono alitosi, sanguinamento e dolore. Nel momento in cui si cominciano ad avvertire queste tipologie di fastidi in genere la malattia è già ad uno stadio avanzato. Molto spesso la presenza iniziale di una tasca parodontale, infatti, non dà alcun particolare sintomo. Per questo motivo è molto importante mantenere la buona abitudine di effettuare controlli periodici frequenti dal proprio dentista di fiducia. Nell’ipotesi in cui il dentista riscontri la presenza di tasche dentali quando si stanno ancora iniziando a formare, potrà optare per rimedi meno invasivi.

Come Scegliere il dentifricio

Come scegliere il miglior dentifricio per un sorriso smagliante

Sbiancante, antitartaro, dentifricio senza fluoro o al fluoro, nero al carbone o per denti sensibili: è davvero ampia la scelta quando si vuole acquistare il miglior dentifricio. Molti optano per un prodotto piuttosto che per un altro in base al sapore, altri scelgono basandosi sulla consistenza in gel, pasta o microgranuli. Saper valutare correttamente le differenti proprietà e i benefici portati dai vari tipi di dentifrici, però, è utile a fare un acquisto mirato. Non tutti i denti, infatti, hanno le stesse esigenze. Chiedere consiglio al proprio dentista di fiducia può essere il primo passo per eseguire la pulizia quotidiana dei denti con lo strumento più appropriato. Il medico potrà indicare anche la soluzione più idonea per dentiere e protesi.

COME SCEGLIERE IL MIGLIOR DENTIFRICIO?

La pasta dentifricia va utilizzata insieme allo spazzolino, possibilmente elettrico, ogni volta che ci si lava i denti, per eliminare i residui di cibo. Le particolari esigenze dei nostri denti come la presenza di carie, placca, tartaro o macchie e di gengive sensibili, ci aiuteranno a scegliere il prodotto giusto. I dentifrici più comuni sono quelli anti tartaro e antiplacca.

  • Per contrastare le carie ed il tartaro è da preferire il dentifricio al fluoro, il quale favorisce la rimineralizzazione dello smalto e svolge un’importante azione anti batterica. Il fluoro raggiunge la superficie dei denti e lega gli ioni calcio rafforzando l’idrossiapatite. Questo permetterà ai denti di resistere agli attacchi degli acidi della placca.
  • Per chi soffre la presenza eccessiva della placca, meglio dentifrici con clorexidina ma anche cloruro di sodio, iodio, stagno, zinco e alluminio.

SCEGLIERE IL DENTIFRICIO SBIANCANTE: PRIMA LA SALUTE, POI L’ESTETICA

Molti nuovi prodotti venduti per migliorare l’aspetto dei denti vengono presentati come“miracolosi”. La prima cosa da ricordare per scegliere il miglior dentifricio per la propria igiene orale quotidiana, però, è garantire la salute dei denti. I risultati estetici devono essere considerati in secondo luogo e solo quando non comportano un danno alla dentatura. È il caso di alcuni prodotti sbiancanti che, usati con continuità da chi ha macchie sui denti, rischiano di indebolire e consumare lo smalto. In genere, si consiglia la sospensione dell’utilizzo di questi prodotti prima di un intervento ai denti.

Cosa contiene il dentifricio sbiancante?

Come Scegliere il dentifricio - Studio Dentistico Motta Jones, Rossi & Associati

Come Scegliere il dentifricio – Studio Dentistico Motta Jones, Rossi & Associati

Forse ve lo siete chiesti e, pur leggendo i principi attivi sulla confezione, potreste non sapere a cosa servono. I dentifrici sbiancanti contengono vari tipi di sostanze come:

  • il fosfato di calcio diidrato, che svolge una funzione abrasiva;
  • i gel silicati disidratati e i silicati, che esercitano un’azione lucidante e pulente;
  • addensanti e leganti come i derivati della cellulosa e la glicerina;
  • elementi lubrificanti e umettanti come il polietilenglicole ed il sorbitolo;
  • dolcificanti e aromi che spesso “conquistano” gli acquirenti conferendo al prodotto un gusto particolare;
  • la clorexidina, agente anti-placca e disinfettante;
  • lo xilitolo, che addolcisce e ha anche proprietà anti-placca;
  • il carbonato di calcio che svolge funzione abrasiva;
  • l’idrossiapatite, componente naturale di ossa e denti che rinforza lo smalto;
  • il fluoro (a meno che non si scelga un dentifricio senza fluoro);
  • la cocamidopropil betaina, disinfettante;
  • il sodio laurilsolfato, detergente.

Il dentifricio nero al carbone attivo

In commercio si trovano molti tipi di dentifricio sbiancante e in genere la pasta è di colore bianco o presenta striature turchesi. Tra i prodotti in vendita, inoltre, si può trovare il dentifricio nero a base di carboni attivi di origine vegetale. Questo prodotto contribuisce a smacchiare i denti in modo non aggressivo, se usato regolarmente. In farmacia o in erboristeria potrete farvi consigliare sull’acquisto del miglior dentifricio nero. È importante verificare sulla confezione che nella composizione siano effettivamente presenti i carboni attivi.

IL MIGLIOR DENTIFRICIO IN BASE AL SAPORE

Se i vostri denti non hanno problematiche particolari e vi piace cambiare nell’utilizzo del prodotto, una possibilità sarà quella di scegliere in base al sapore. Gli aromi più comuni inseriti nei dentifrici sono:

  • timolo,
  • mentolo,
  • cannella,
  • menta piperita.

Questi ingredienti conferiscono un gusto fresco alla pasta dentifricia e lasciano nel cavo orale una sensazione gradevole che perdura a lungo. Per tutelare la salute dei denti e avere gengive sane, però, non è sufficiente fidarsi della sensazione di freschezza e la cosa migliore è fare attenzione ai principi attivi presenti nel prodotto.

IL MIGLIOR DENTIFRICIO PER OGNI ESIGENZA

  • L’uso di dentifrici a base di fluoruro può aiutare nel caso in cui si soffra di gengive sensibili. Questo tipo di gel andrebbe utilizzato in piccole quantità, per brevi periodi di trattamento e solo una volta a settimana. In caso si soffra frequentemente di colletti sensibili, quindi, è meglio consultare un medico.
  • I dentifrici a base di idrossiapatite aiutano a rafforzare lo smalto dei denti e contribuiscono alla salute orale, creando una barriera naturale contro le carie, il tartaro e l’ipersensibilità.
  • Il dentifricio sbiancante è caratterizzato dalla presenza di microsfere lievemente abrasive e detergenti.Tramite il contatto e lo strofinamento con la superficie del dente, le microsfere rimuovono le pigmentazioni dei denti. Tartaro e placca sono tra le cause di macchie sui denti ma anche fumo, bevande come il caffè e alcuni alimenti.
  • Quello salino neutralizza gli acidi nocivi presenti del cavo orale e impedisce la formazione del tartaro.

Qual è il miglior dentifricio per i bambini?

Come Scegliere il dentifricio - Studio Dentistico Motta Jones, Rossi & Associati

Come Scegliere il dentifricio – Studio Dentistico Motta Jones, Rossi & Associati

La pulizia dei denti va praticata fin da bambini. Nei primissimi anni di vita, il bambino può imparare a lavare i denti anche solo con lo spazzolino e l’acqua. In seguito, oltre alla scelta dello spazzolino migliore per i denti dei piccoli, sarà importante anche quella della pasta idonea. Noi dentisti consigliamo fino ai sei anni di età l’utilizzo di un dentifricio senza fluoro. I bambini, infatti, devono fare pratica e abituarsi a non ingoiare il prodotto mentre lavano i denti. Se si ingerisce una quantità eccessiva di fluoro possono comparire segni di iperdosaggio noti come fluorosi. Un’altra possibilità per tutelare i piccoli è quella di scegliere un dentifricio bio.

SCEGLIERE UN DENTIFRICIO BIO

In commercio esistono anche tanti dentifrici naturali, ugualmente efficaci per proteggere i denti e mantenerli sani. Se ad esempio dovete scegliere un prodotto per i vostri bambini e non volete rischiare, optare per un dentifricio bio potrebbe essere la soluzione giusta. Anche in questo caso si può acquistare in base ai propri gusti, infatti tra i più diffusi ci sono:

Come Scegliere il dentifricio - Studio Dentistico Motta Jones, Rossi & Associati

Come Scegliere il dentifricio – Studio Dentistico Motta Jones, Rossi & Associati

  • il dentifricio bio agli estratti di erbe;
  • il dentifricio bio all’aloe e agli oli essenziali;
  • il dentifricio bio con acqua salina.

Se siete curiosi di scoprire se abitualmente utilizzate un dentifricio bio, leggete con attenzione la confezione, dove devono essere riportati tutti gli ingredienti del dentifricio