Mettere giudizio

IP Magazine – Numero 4 – 2017

Salute Orale: Mettere Giudizio

Lestrazione del dente del giudizio è un argomento molto in voga ancora oggi, che porta con sé però qualche dubbio nella popolazione e anche tra i farmacisti per quanto riguarda gli aspetti farmacologici.

Fino a circa 15 anni fa i denti del giudizio venivano estratti a scopo preventivo, per molte diverse ragioni, ma la principale era che si riteneva fossero i responsabili, nella fase di crescita, dello spostamento dei denti dell’arcata inferiore.

Oggi sappiamo che i denti del giudizio possono avere una marginale influenza nella creazione del cosiddetto affollamento dentario, ma la letteratura scientifica ha ormai dimostrato che non ne sono la causa principale, bensì un cofattore.

Dentista Jason Motta Jones socio - Studio dentistico associato Motta Jones Rossi - Milano centro Cadorna

Quindi oggi nel decidere se procedere all’estrazione di questi denti gli specialisti prendono in considerazione diversi parametri e fattori, che vanno ben oltre il rischio di affollamento dentario, come le infezioni ricorrenti, ossia le pericoroniti, o patologie associate, quali le cisti odontogene, oppure se il dente del giudizio non ha l’antagonista, perché non è uscito o è stato estratto.

UN INTERVENTO DA PONDERARE

L’estrazione dei denti del giudizio, come tutti gli interventi, comporta dei rischi, per cui una visita specialistica presso un odontoiatra che pratica la chirurgia orale è fondamentale per evidenziare le eventuali indicazioni all’estrazione e il timing dell’intervento. Ora gli esami diagnostici da fare per verificare la necessità di eseguire questo tipo di intervento, il più diffuso è la radiografia panoramica, indispensabile per poter fare una corretta diagnosi e un appropriato piano di trattamento. Ci sono alcune situazioni che rendono necessaria la richiesta di un’indagine radiologica di secondo livello, per esempio una TAC.

IL TRATTAMENTO FARMACOLOGICO

Sappiamo che le antibiotico-resistenze, legate al massivo utilizzo di antibiotici, costituiscono un problema per la salute pubblica. Fino a qualche anno fa il trattamento antibiotico prima e dopo l’intervento di estrazione era prescritto di routine. Oggi le cose sono cambiate. Il cosiddetto protocollo short terms prevede la somministrazione di un antibiotico un’ora prima dell’estrazione e una valutazione intraoperatoria se far proseguire o meno la terapia, a meno che, naturalmente, non vi siano infezioni pregresse locali nella zona da operare o altri fattori di rischio. La letteratura recente ha evidenziato infatti che, se non ci sono indicazioni legate ai tempi dell’intervento o a quanto osso è stato rimosso, somministrare l’antibiotico prima e dopo l’intervento per una serie di giorni è un over-treatment. Sciacqui con antisettici locali come la clorexidina sono sicuramente molto importanti sia nel pre-operatorio, sia nel post. Per il comfort del paziente, poi, è indicata senz’altro una terapia analgesica antinfiammatoria postoperatoria, che può prevedere i classici FANS o farmaci ad azione centrale, che però vengono somministrati soltanto in alcuni casi, per interventi maggiori.

GHIACCIO O BORSA DELL’ACQUA CALDA?

È frequente nel pensare comune la convinzione che in presenza di un’infezione sia indicato un impacco freddo. Ma non è sempre così. Per esempio, se la faccia si presenta gonfia, dura e arrossata, siamo in presenza di un’infezione molto importante. In questo caso può essere utile un impacco caldo per rendere liquida la sostanza infiammatoria presente nella zona infetta e permettere una maggiore vascolarizzazione, favorendo l’azione dell’antibiotico. Gli impacchi caldi sono utili anche per alleviare i dolori muscolari, perché hanno un effetto rilassante: sono indicati per chi stringe molto i denti o ha un affaticamento mandibolare.

IL DOLORE POST-OPERATORIO

Se l’intervento è standard e senza complicazioni intraoperatorie e il paziente ha seguito tutte le raccomandazioni post operatorie (sciacqui con l’antisettico, terapia antinfiammatoria per almeno i primi due/tre giorni e soprattutto la crioterapia con il ghiaccio nelle prime 12 ore), verosimilmente a distanza di una settimana, quindi alla rimozione sutura, la sintomatologia dolorosa deve essere risolta. Se il dolore persiste bisogna indagare. Una delle problematiche più diffuse è legata ai residui di cibo. Mentre nel caso di interventi chirurgici in altri distretti si prevede il bendaggio e il riposo della zona interessata, la bocca non si ferma mai. Purtroppo, residui alimentari possono fermarsi all’interno della ferita e portare a un riacutizzarsi della sintomatologia dolorosa. In questi casi, il consiglio che viene dato è di effettuare una semplice procedura di automedicazione, lavando la ferita con la soluzione fisiologica mediante una siringa, in modo da far uscire il residuo alimentare dall’alveolo post estrattivo. Anche la difficoltà di allargare la bocca può essere la spia di un’infezione post operatoria che si sta estendendo al muscolo.

I PRINCIPALI RISCHI CONNESSI ALL’INTERVENTO

L’estrazione dei denti del giudizio comporta i rischi connessi a ogni intervento chirurgico: infezioni, emorragie, danni ai denti contigui e così via. Oltre a questi, la localizzazione anatomica dei denti del giudizio inferiori fa sì che spesso ci possa essere una contiguità tra le radici di questi denti e il nervo alveolare inferiore, che passa all’interno della mandibola e porta sensibilità ai denti, alla gengiva e al labbro. In caso di dubbio la TAC permette di vedere tridimensionalmente il reale rapporto tra le radici del dente e il nervo. Se sono molto vicini è meglio demandare l’esecuzione dell’intervento a chirurghi orali o maxillofacciali.


Di Dr. Jason Motta Jones

Prof. a.c. Università di Milano