Devitalizzare un dente - Studio Motta Jones - Rossi - Associati

Devitalizzare un dente: quando e perché è necessario

Quando è indispensabile devitalizzare un dente?

Il dente contiene al suo interno del tessuto molle che è fatto di fibre nervose, vasi sanguigni e tessuto connettivo. Queste strutture mantengono il dente vitale, idratato e capace di avvertire determinati stimoli termici e meccanici dell’ambiente orale e che vengono applicati sul dente stesso. Vi sono però alcune situazioni patologiche che possono compromettere la vitalità del dente.

Per esempio, la carie profonda è in grado di creare infezioni batteriche che dal dente possono poi propagarsi fino alla polpa dentaria. Vi sono poi casi in cui una lesione traumatica a livello di uno o più denti può causare la degenerazione polpa dentaria in quanto la dislocazione del dente può causare l’interruzione dei vasi sanguigni che nutrono la polpa dentaria.

Spesso, prima di andare incontro alla degenerazione del tessuto pulpare, detta anche necrosi della polpa dentaria, si può avere anche una forte infiammazione del tessuto in questione. Questa è la classica situazione denominata pulpite, in cui si avverte un fortissimo mal di dente “pulsante”. Il mancato intervento in casi in cui è in atto un processo di degenerazione della polpa dentaria può portare alla formazione di ascessi o granulomi. Infatti, se il tessuto in via di disfacimento viene lasciato all’interno del dente si formano in tempi variabili delle sostanze che fuoriescono dalla radice del dente andando ad intaccare il tessuto osseo circostante.

L’ascesso è la forma di infiammazione acuta e la sua mancata cura può portare anche a quadri clinici gravi con dolore e gonfiore molto importanti dovuti all’accumulo di pus. Il granuloma è invece una lesione cronica, spesso ignorata dal paziente, ma che può trasformarsi in ascesso. Altri sintomi che si possono spesso riscontrare sono il marcato dolore che si avverte quando si mastica su un dente. Questo fenomeno è dovuto allo sviluppo di un processo infiammatorio che coinvolge l’innervazione nella zona tra la radice del dente e l’osso.

Un dente necrotico può anche presentarsi di colore più scuro a seguito del fatto che il tessuto interno di fatto “marcisce” e diversi prodotti secondari di questo processo sono anche in grado di pigmentare i tessuti duri del dente. In situazioni del genere, è necessario procedere alla cosiddetta cura canalare che consiste nella rimozione completa della polpa dentale contenuta nel corpo del dente a nei canali delle sue radici. Oltre alla rimozione del tessuto molle, è fondamentale eseguire anche un’accurata disinfezione e successiva sigillatura della cavità che residua dallo svuotamento. Nel caso in cui il dente contenga ancora una polpa vitale, come nel caso della pulpite, la stessa manovra di svuotamento del contenuto di tessuto molle del dente viene denominato devitalizzazione del dente. Quindi, devitalizzare un dente in pulpite consente di ottenere anche l’effetto fondamentale di togliere il forte dolore.

Ove indicato, devitalizzare un dente è quindi una terapia in grado di salvare la componente di tessuto duro esterno del dente. Una volta, quando le tecniche di terapia canalare non erano sviluppate come ai giorni nostri, l’unica soluzione per denti doloranti o causa di infezione era l’estrazione. Va però sottolineato il fatto che non sempre è possibile devitalizzare un dente, soprattutto nei casi in cui il dente si presenti con grosse carie o fratture. Successivamente alla devitalizzazione, soprattutto per i denti posteriori che sono i più attivi nei processi di masticazione, è poi indicato una loro ricopertura protettiva tramite degli intarsi o delle corone protesiche, le cosiddette capsule dentarie. Il motivo di ciò è che la mancata idratazione del dente è causa di una minore elasticità del dente stesso e ciò li rende facilmente soggetti a fratture che potrebbero portare successivamente all’estrazione.

Vediamo cosa significa devitalizzare un dente

La terapia canalare – devitalizzare un dente – è un intervento odontoiatrico che rientra sotto la disciplina chiamata endodonzia. Lo svuotamento del dente è un’operazione che richiede una certa pazienza e precisione. Infatti, lavorare in spazi ridotti come quello dell’interno del dente può portare a lesioni indesiderate causate da errate manipolazioni dello strumentario. L’obiettivo primario è quello di asportare completamente il tessuto molle all’interno del dente e per fare ciò vengono impiegati strumenti meccanici e detergenti chimici.

Il trattamento meccanico prevede di sagomare il tragitto che la polpa fa all’interno del canale della radice secondo una progressione di strumenti che ne consenta la successiva introduzione di materiale da sigillatura. Al trattamento meccanico, vengono anche associati dei prodotti chimici che hanno la funzione di detergere e disinfettare il lume canalare che si sta sagomando. Terminata questa fase delicata, si riempie l’interno del canale con del materiale da sigillatura. I materiali più comuni che vengono impiegati sono la guttaperca e cementi a base di ossido di zinco ed eugenolo. In situazioni dove ci fosse infezione è anche opportuno utilizzare delle medicazioni intermedie. Infatti, finché non si è certi che il dente sia completamente senza sintomi non è bene sigillare il canale.

È importante effettuare una terapia canalare o la devitalizzare un dente con il corretto posizionamento della diga di gomma di modo che il singolo dente sia isolato dal resto della bocca per evitare che contaminanti come la saliva ed i batteri in essa contenuti entrino dentro il dente che si sta trattando vanificando i tentativi di disinfezione.
Le tempistiche di una terapia canalare o della devitalizzazione di un dente possono variare a seconda del numero di canali da trattare. Per esempio, i denti che presentano un solo canale diritto, come gli incisivi, in genere vengono trattati in una sola seduta da un’ora. I denti posteriori, in particolare i molari, possono anche richiedere più di una seduta in quanto presentano tre o più canali. Inoltre, la posizione posteriore di questi elementi dentari e la conformazione delle radici possono rendere particolarmente difficoltoso il manovrare gli strumenti in modo agevole.

Cosa comporta devitalizzare un dente?

Prima di devitalizzare un dente o terapia canalare, è di fondamentale importanza che l’odontoiatra esegua una corretta diagnosi e valuti l’effettiva possibilità di procedere a questo tipo di cura conservativa. È importante eseguire una radiografia mirata al dente e l’effettuazione delle opportune manovre diagnostiche in bocca. Una volta che si è individuato il dente da curare è bene prendersi il tempo necessario per eseguire le cure nei tempi e nelle modalità corrette. Prima che il dente venga ricostruito o incapsulato, è sicuramente una precauzione importante evitare di mangiare cibi duri dopo la devitalizzazione e non masticare dalla parte in cui è stata eseguita.
Infatti, come già accennato, il rischio di frattura dei denti devitalizzati è alto. Tuttavia devitalizzare un dente è ormai considerata un’operazione di routine con altissime percentuali di successo. Bisogna infine considerare che in alcuni casi la devitalizzazione di un dente potrebbe non essere praticabile come in caso di canali radicolari non accessibili, denti gravemente fratturati o supporto osseo inadeguato.

Devitalizzare un dente: dopo farà male?

Anche se si potrebbe pensare che un dente che ha perso la vitalità non dovrebbe percepire più alcuna sensazione di fastidio, in realtà a volte il dente che ha subito una terapia canalare può fare male. Anzi, una situazione tipica è quella di un dente che viene trattato dopo la scoperta casuale di un granuloma che fino ad allora non aveva dato alcun segno. Paradossalmente, a seguito delle cure canalari, ci può essere una sorta di reazione ed il paziente protesta per dolore che ritiene sia stato causato dalle cure stesse.

In realtà, si tratta di una reazione alla strumentazione ed alla reazione ai prodotti che possono andare ad irritare i tessuti attigui. Ad ogni modo, si tratta di situazioni che, per quanto indesiderati, si risolvono in poco tempo. In alcuni casi, sarà necessario l’assunzione di antidolorifici e/o antibiotici. Vi sono anche dei casi in cui devitalizzare un dente può non avere gli effetti sperati. Ciò accade soprattutto in denti in cui l’infezione si è protratta troppo a lungo nel tempo ed i batteri hanno creato delle colonie molto resistenti, sia all’interno dei canali del dente, sia all’esterno della radice. In questi casi non resta altro che estrarre il dente. Infine, si possono anche riscontrare precedenti terapie canalari effettuate non in modo completo. In tali casi si parla di “ritrattamento endodontico”. Si tratta di situazioni dove però le percentuali di successo sono molto inferiori in quanto il precedente intervento potrebbe presentare delle caratteristiche che limitano o impediscono un reintervento.

Quando si deve ricorrere alla cura canalare, è importante rivolgersi ad uno studio dentistico professionale ed affidabile, che garantisca la massima igiene e attenzione durante l’intervento e si avvalga di medici dentisti esperti in endodonzia, ossia la specializzazione nella diagnosi e nel trattamento di infezioni o traumi della polpa del dente.